domenica 9 maggio 2010

Un esame nel Nordest...

Pochi giorni fa ho sostenuto l'esame finale di un corso di perfezionamento necessario per ottenere 3 punti in graduatoria: forche caudine a cui si sottopongono ormai molti precari. Non voglio dare ulteriori precisazioni, soprattutto perché spalare discredito mi sembra uno sport faticosamente inutile, tuttavia non so resistere: all'esame eravano duecento, il costo d'inscrizione al corso è stato di 600 euro: moltiplicate e ottenete: 12000 euro. 
Cifra imbarazzante, almeno quanto l'esame. Così, preso da tutto quest'imbarazzo - intanto dovevo scrivere qualche riga sui personaggi prediletti nella Divina Commedia e sulle caratteristiche del romanticismo italiano - ho pensato: fossi un giornalista dovrei fare alcune cose.
Innanzitutto andare a verificare il bilancio di questa azienza, per scoprire meglio se il mio rapido calcolo mentale corrisponde nella realtà: se consideriamo che si tratta di un solo esame che accoglie candidati dal Veneto e dal Friuli, è facile immaginare che il totale dell'incasso per questi corsi di perfezionamento raggiunga una cifra considerevole.
Seconda cosa che un buon giornalista dovrebbe fare: andare a scoprire, spulciando il bilancio, l'entità delle spese necessarie a mandare avanti una serie di corsi on-line. Si potrebbero scoprire varie cose, anche, tiro a indovinare, spese di cancelleria per migliaia di euro.
Resta il punto cruciale, e non ho intenzione di fare un mestiere che non è il mio: un giornalista dovrebbe spiegare, io mi limito ad esprimere le mie perplessità: qualcuno sa spiegarmi come sono state autorizzate queste aziende dal ministero? Aziende che offrono dispense mal scritte - potrebbe individuarne gli errori anche uno studente minimamente smaliziato - incapaci di offire il minimo apprendimento e di verificarlo - gli esami sono una farsa, sia quelli in itinere sia quello finale - sono state autorizzate dal ministero della pubblica istruzione ad offrire corsi di perfezionamento ai docenti delle nostre scuole, corsi resi sempre più coatti considerando la politica di tagli: aziende che - è una mia sensazione - guadagnano un mucchio di euro.
Non sono un giornalista e non ho la capacità di scavare in questa storia. In fondo sono solo un professore, uno che legge libri, che prova a scriverne, che crede sia un gesto di semplice civiltà condividere pensieri e parole: non per vanità, ma per cercare il confronto, aspro o amichevole che sia, necessario alla crescita.
Sono solo un professore che fa mille sacrifici, dipendente di un ministero che non ha esitato a gettare nella fossa dei leoni la possibilità, per chi può sacrificare 600 euro del suo esiguo bilancio annuale, di guadagnare 3 punti, e volevo farvelo sapere.
A chi spetterebbe spiegare queste cose? 
A chi fare certe domande?
Mala tempora currunt.
E fine della lamentazione: sono cose che si sanno, e forse si sanno fin troppo, visto che alla fine diventano naturali.
Non mi resta che aggiungere una riflessione e una polluzione celebrale.
La riflessione: bisognerebbe andarsi a rileggere spesso Brecht, quelle pagine di "Dialogo dei profughi" dove spiega quale sia la realtà valenza educativa degli istituti scolastici. Vatti a rileggere quelle pagine, tu che leggi queste: se non le hai mai lette, cercale. Perché di tutta questa storia ne ricavo questo: che la scuola, l'intero mondo della scuola, quindi anche questi corsi di perfezionamento, serve veramente a qualcosa perché dimostra, prima ancora di insegnare, come il mondo in cui viviamo sia dominato dai giochi di potere, dagli intrallazzi, dalla meschinità. Frequentare la scuola, a qualsiasi età, è veramente un atto educativo: un corso di sopravvivenza.
La polluzione, irresistibile, è che il precariato mi sta dando - e spero non solo a me - una lezione fondamentale: quando ci tolgono il gusto di lavorare, quando ci tolgono uno stipendio su cui contare, quando mettono in crisi la nostra casa, la nostra vita, allora scopriamo che esiste altro.
Gli amici, con il loro sostegno emotivo e materiale. Persone che cercano di darsi una mano l'un con l'altro. La gioia di quei dieci minuti di lezione che riesci a fare. Un bacio. Una zuppa di finocchi. Sognare ad occhi aperti. Il rumore della rabbia che si trasforma in amore per il giro che indifferente il mondo fa. 
Le cose possono cambiare: ci hanno insegnato una certa felicità, ma ci hanno preso in giro.
Se veramente ci stiamo accorgendo di questo, le cose cambieranno.

Per sorridere e riflettere, guardatevi questo spezzone... http://www.youtube.com/watch?v=5EkVIRNr8DA

P.S. Il fatto che questo post sia stato scritto all'uscita di un convegno di chirugia estetica mi ha reso più sobrio. Buona parte delle mie facoltà sono impegnate a scrutare l'uscita di questi figuranti eleganti, pettinati, tirati a lucido, che discutono di millimetri di naso in meno, profilassi, automobili di lusso.
La chirurgia plastica mi sembra il riassunto di un mondo di infelicità: trasformare il corpo in un luogo culturale può avere valore rivoluzionario, ma trasformare un fatto culturale in valore naturale - mimetizzando i miti del momento all'interno dei nostri corpi - è proprio quello che stiamo facendo da anni e secoli.
Non avrete le mie orecchie.
Perché sono solo i miei difetti a rendermi ciò che sono: un Dumbo maligno.

1 commento:

"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)

E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...