venerdì 21 maggio 2010

Equilibristi #6

6.



“Ho sbagliato per sbagliare non perche' lo dite voi 
e non mi pento proprio, sono in riserva ormai. 
Io ci credo in quel che voglio e forse voglio farmi male 
ma non mi riconosco in quello che conviene. 
Mi piace scivolarvi fuori da ogni calcolo. 
Per riportarmi in riga servira' un miracolo. 
Complici e simili da credere alle favole, 
coi nostri sogni in gola, questa notte sembra fatta per noi... 
che non ci guarderemo indietro mai.”
(Negrita)



Si sente fin qui: sta dietro le parole di chi parlotta al bar. Nessuno ascolta, ma si sente. Il corridoio della scuola si svuota quando gli studenti entrano in classe e lentamente tutto si fa silenzio; la bidella torna a sedere alla sua scrivania. Gli zaini si aprono, si cercano le penne, i libri, i quaderni. Qualcuno si prepara a proseguire i sogni lasciati poco prima nel cuscino. I professori firmano i registri, annotano gli assenti. Poi incominciano a parlare.
E dal paese delle nebbie in cui si sente perso, il professore comincia a parlare così. Ha tirato via le maschere, o ne ha indossata un'altra. Comunque, nonostante il mondo oggi sia una cosa dalla consistenza incerta, sorride, tira fuori dalla borsa un foglio.
“Vi ho scritto una lettera” dice, e intanto pensa: cerchiamo di sopravvivere a quest'ora! 

"Per quanto mi riguarda non esiste altro lavoro capace di farmi sorridere così. E ovviamente vi auguro di riuscire a trovare questa stessa emozione, un domani. 
Ma volete sapere qual è il segreto? Siete voi. 
Non c'è altro modo per dirlo. 
Vi diranno, ve l'ho detto anch'io, maleducati, sporchi brutti e cattivi, vi diranno "mi deludi", vi diranno "non ce la farai mai". Sono stato anch’io crudele ed isterico, e quante volte mi sono lamentato di voi, vi ho detto che fate schifo e altro: spero riusciate a capire che avrei voluto dimostrarvi come i complimenti costano poco, e ogni volta è solo dentro di voi che si può decidere, che tocca sempre e solo a voi quella difficile missione che è giudicarsi (è per questo poi che vi ho sempre detto che i miei voti non sono poi così importati come credete voi!). 
Perché in fondo, magari proprio in fondo in fondo, siete voi che insegnate a me l'arte del sorriso. (Tocca a voi! E spero che abbiate capito quanta intelligenza ci vuole per riuscire a sorridere sul serio!) E poi è inevitabile che i vecchi si lamentino dei giovani: non ci badate, ma piuttosto imparate a fare tesoro dei consigli di chi, anche se a voi può sembrare assurdo, ne ha già combinate, ha già combinato quasi tutti i guai che voi ancora non siete neppure capace di immaginare, ha già vissuto anche momenti tanto belli che voi non potete neppure, ancora, sognare, ha già sbagliato ed ha imparato a ritornare sui propri errori, non per cancellarli - purtroppo è impossibile - ma per andare avanti e correggerli, per migliorare sempre. 
Sbagliando s'impara, no? 
Non smettete mai di imparare.  
E ricordate che non esistono cose per cui valga la pena rinunciare al sorriso. Ascoltate gli altri, ma state attenti, ricordate il piccolo principe? "L'essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore!" Usate il cuore, sempre, per capire in che situazione vi trovate, per capire dove si nasconde la strada migliore. Usate il cuore per scoprire che non esiste cosa migliore dell'incontro con un'altra persona, del bere anche solo un sorso d'acqua insieme ad un amico. Vivrete certo mille e mille avventure, nei prossimi anni: dovrete affrontate mille e mille scoperte, e alla fine scoprirete che non c'è nulla che possa essere paragonato al piacere che dà sentire, vedere, conoscere davvero un'altra persona. E lo studio non è altro che questo: vedere e sentire il mondo che ci circonda, questa grande cosa che gira e gira e molto spesso sembra poter fare tranquillamente a meno di noi; le cose dei giornali non cambiano di certo grazie a noi, no? Eppure, vedete, tutto lo studio non è altro che un dire, e gridarlo, anche, quando servirà, che il mondo siamo noi, la storia siamo noi, che le responsabilità degli errori sono nostre, ma anche che abbiamo la possibilità di fare del mondo un posto magnifico.
Ricordate i discorsi sui nonni? A me piace immaginare come mio nonno potesse immaginare la mia vita d'oggi. E' morto vent'anni fa! 
Chissà, avrà mai pensato ad internet ed ai cellulari? Avrà mai pensato a queste ultime guerre? Avrà pensato all'inquinamento? Non lo so. E a me, come mi avrà immaginato, quando mi guardava bambino? Quel che voglio dire, è che mi piacerebbe essere all'altezza dei sogni di tutti quelli che ci hanno preceduti. E' questa la storia.
E i vostri genitori cos'hanno sognato di voi? E voi, cosa state sognando? 
Siamo persi dentro un mondo in cui troppe persone cercano di insegnarci chi siamo: alcuni lo fanno vendendoci i vestiti, altri una certa musica, alcuni persino vendendoci certi libri, la scuola lo fa in un altro modo ancora, gli amici in un altro, l'amore, quando sarà, lo farà anche lui, ma siete solo voi che potete e dovete decidere: chi volete essere?
Io sono stato così fortunato da essere, oggi, quel che avrei voluto: ancora capace di ridere con voi, ancora capace di giocare. E nonostante questo, lo sapete bene, rimane evidente tutto quello che ancora c’è da fare! Ovviamente è per questo che mi trovate sempre incontentabile: non dimentichiamo che questo significa soprattutto che da domani bisogna ricominciare a lavorare per non perdere questi doni.
Spero che tra le altre cose che avete potuto rubarmi ci sia anche questo: che quando c’è qualcuno che piange, qualcuno che ride, qualcuno con un cuore che sembra impazzito ed invece è semplicemente vivo, e quindi pieno di tutti quei problemi che state cominciando ad assaggiare, quello è il momento in cui non potete lasciarlo solo! 
Ripensate a cosa abbiamo fatto, insieme, fin qui.
Avevamo molto lavoro da fare.
Avevamo programmi precisi, tabelle di marcia da seguire, avevamo obiettivi da raggiungere. Obiettivi molto precisi. Sono proprio queste le cose che ti insegnano quando dici che vuoi fare l’insegnante! Forse molto lo abbiamo fatto, ma questo dovrete dirlo soprattutto voi, e per dirlo dovrete aspettare le nuove prove che vi attendono. 
Quello che voglio dire, ora, è che in fondo non abbiamo mai o quasi mai rispettato quelle tabelle di marcia; abbiamo fatto lunghi giri e deviazioni impreviste; abbiamo affrontato problemi nuovi ed imprevisti. Ci siamo incavolati, abbiamo litigato, abbiamo discusso, abbiamo avuto pazienza, abbiamo avuto la tentazione di mollare, e abbiamo riso e abbiamo pianto, e alla fine di tutto, per riassumere, posso dire: siamo stati insieme.
Questo è quello che vorrei aveste capito, da tutta la mia confusione: non esiste piano o programma o obiettivo che valga tanto da rinunciare ad ascoltare col cuore altri cuori. Ovviamente quella del cuore è una metafora piuttosto banale, ma spero vi renda l’idea.
Quel che vorrei sarebbe l’aver avuto molto più tempo da perdere con voi. E quando ripenso a questi mesi mi accorgo che sono passati, nonostante gli strilli e la fatica, come se fossi rimasto, in un lungo pomeriggio d’estate, ad ascoltare il rumore dei fiori che si preparano a sbocciare. Ad ascoltarvi crescere.
E’ appena l’inizio: è una di quelle faccende che durano più o meno tutta la vita. Per fortuna.
E ora un'ultima cosa: non vi nascondete dalla fatica, perché è nella fatica che si nasconde ogni piacere: altrimenti vivrete sempre mangiando cibi senz'appetito, bevendo senza sete, amando senz'amore. E ricordate che esiste il riposo, ma esiste, appunto, solo dopo la fatica. 
E soprattutto non credete a chi vi dice che le fiabe non esistono e che nessuno oggi vive felice e contento: oggi si può vivere felici e contenti, a patto di ricordarsi che lo si fa solo fino a che non inizi la prossima avventura! Ricordate? Tutto inizia con la rottura dell'equilibrio. 
E la vita non è altro che una lunga rincorsa all'equilibrio.
Esistono nani feroci, elfi astuti, giganti rabbiosi, streghe cattive, folletti dispettosi.
Ma esistono anche vecchi amici saggi, giovani coraggiosi, fanciulle e fanciulli meravigliosi, e ogni volta che ridete nascono nuove fate.

Enrico ripiega il foglio come fosse una cosa improvvisamente urgente, evita di guardare la classe e dice: “E adesso prendete i diari e scrivere per domani: rispondere alla lettera del professore. Non penserete mica che solo perché oggi non mi sento molto bene avete la scusa per non combinare niente?”
A quanto pare anche oggi il professore se la caverà. La classe ascolta le sue parole. Quando si allontana dalla grammatica e dalla letteratura quei piccoletti ascoltano più volentieri: questo non vuol dire che gli diano retta. 
A questo mondo ognuno deve per forza sbagliare da solo.
E tutti quelli della razza che sta a guardare, della quale evidentemente faccio parte, imparano questa come prima regola: quando vedi qualcuno che sta per inciampare, non puoi far nulla per impedirgli di inciampare. Al massimo puoi cercare di spostare gli oggetti attorno, limitare i danni, offrire, quando puoi, ed è un evento piuttosto fortunato, qualche tenue misura di sicurezza. 
Ma la vita, come ripete Enrico, il professore, è sempre una rincorsa ad un equilibrio.
E l'equilibrio è sempre faccenda di un momento, in cui le molte forze contrastanti e tra loro in lotta si equivalgono.

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"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)

E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...