giovedì 27 maggio 2010

Equilibristi #7

7. 


Du hattest keine.

Ich hatte eine:
Ich liebte.
(B. Brecht)



I giorni scorrono apparentemente uguali, anche a guardarli da qui. Il disordine del mondo sembra una struttura ricorsiva: ma chi prova a disegnarla impazzisce. Perché l'unica cosa che resta costante è il continuo cambiamento. 
Tutto scorre, ricordate? Ed esistono molte più cose sotto il cielo e sopra la terra, per non parlare di quel che potrebbe esserci sotto la terra e sopra il nostro piccolo azzurro cielo, di quante ognuno di noi possa veramente scoprire. E tra tutte queste cose oscilliamo, sempre. Stiamo fermi solo quando siamo avvolti da contrastanti forze. Ed è rassicurante, in questa infinita confusione, pensare di imparare le cose, di saperle riconoscere, di annoiarsi, persino. In realtà le rincorriamo ogni mattina, nel solito bar, nelle solite parole, nel giornale, nel caffè, nel bacio, nello sguardo furtivo lanciato al cielo. Ma in realtà accadono cose diverse ovunque attorno a noi, e accadono spesso. 
Voi forse non volete avere tempo per accorgervene. 
Io sono qui apposta.
Sono queste le cose che sto rubando, non le vostre anime da quattro soldi. 
Oggi succede che Ludovica, la ragazza di corsa, esce in fretta dal bar, mentre Leonardo, il ragazzo che comincia mille cose senza sapere dove andare a finire, entra. 
Quante persone entrano ed escono dal bar ogni giorno?
Ne avete un'idea. 
Ma poche si scontrano come fanno loro ora. Possiamo dire che lei corre troppo per quella campanella che minaccia di suonare, o che lui è sempre troppo con gli occhi per aria e la testa tra le nuvole. Possiamo giustificare questo piccolo inutile incidente in migliaia di modi diversi. Eppure, è successo. 
E dopo che si sono scontrati, si guardano negli occhi. Non è una faccenda poi tanto normale.
- Ciao - dice lei.
- Scusa - dice lui, le raccoglie lo zaino: è leggero, mezzo vuoto. 
Lui resta con le mani in mano. Le mette in tasca. Vorrebbe avere i capelli più lunghi. Sta cercando di controllare ogni muscolo del viso, della schiena. Si sente il rumore di tutto quel lavoro, qui. Cioè, io lo sento, e la scena prosegue. Sono più di duecento i muscoli necessari al sorriso, comunque, pensateci. 
E lei ora sorride.
Entrambi hanno quell'espressione da impreparati in cattedra, ma anche da Natale improvviso, da gelato caduto in terra: terrore e stupore. Timore e tremore.
Lei pensa: com'è che diceva il prof? Ci vuole pazienza con i fiori; e anche che l'amore non è una malattia, pur se è stato sempre descritto con accurata sintomatologia; e che qualunque cosa accada, sono soprattutto gli errori quello che ci tiene vivi. Una donna scappa nella foresta e tutti dietro a perdersi. A perdere la testa, la vita, il senno. Per un seno? Per questo seno appena spuntato? Ma che succede quando è lei che vuole farsi trovare, invece? 
E pensa: i miei piedi sudano, ora, e si fanno troppo leggeri. 
Con te commetterei ogni errore. 
E lui: sto per sbagliare, la palla uscirà, la schiena è sbilanciata, rigida, innaturale, il portiere troppo grande e veloce, e tutto intorno questa folla muta di sguardi, si annuvolano risate, le marmitte di motorini strombazzano scherno, ho un brufolo sulla guancia e lei ha gli occhi del temporale che arriva lento quando invece di studiare guardi fuori dalla finestra.
- Oggi forse pioverà. - dice infine. 
E lei: -e temo che ogni goccia di pioggia possa uccidermi. -
La citazione scolastica non viene raccolta, ma ugualmente le nuvole alte hanno mandato un rumore come di porcellana che si rompe e, anche se attorno tutto ha ripreso a girare sempre più veloce, lei è corsa via rincorrendo la campanella, gli amici hanno annebbiato l'aria di olio bruciacchiato, padri sono usciti e madri entrate, i libri sono stati chiusi, le gomme sputate, le sigarette spente, loro due, Ludovica e Leonardo, sono accesi ora da una miccia in fiamme.
E adesso che invento parole in questa moviola di altri cuori, vorrei spiegarvi cosa c'è sotto la porcellana quando si rompe, ma ora, ma prima, provate ad ascoltare il suono di questa miccia che, in un largo groviglio, brucia.

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"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)

E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...