tag:blogger.com,1999:blog-51706976771836272102024-03-19T06:02:50.744+01:00allora ti libri...Sensazioni, recensioni, narrazioni.Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.comBlogger61125tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-3451900923267228962012-10-16T22:19:00.000+02:002012-10-16T22:19:47.297+02:00Primo sfogo autunnale.Perchè io mi sono stancato.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEincfraRjWTf4V56bEnAfJWMINFu9Jpt1pnn8yN6JsNe5sMuf1-vPb_nWxt_9iIXU8BuE7HFXbjfZCO9JU6x7pKmtUrArLAiKWKat_M1tzu0ETl4Nx0zUvoIn9roKQ4RBoDnaOTbdyE6VxK/s1600/252336_3726215605236_903147366_n.jpg" imageanchor="1" style="clear:right; float:right; margin-left:1em; margin-bottom:1em"><img border="0" height="300" width="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEincfraRjWTf4V56bEnAfJWMINFu9Jpt1pnn8yN6JsNe5sMuf1-vPb_nWxt_9iIXU8BuE7HFXbjfZCO9JU6x7pKmtUrArLAiKWKat_M1tzu0ETl4Nx0zUvoIn9roKQ4RBoDnaOTbdyE6VxK/s400/252336_3726215605236_903147366_n.jpg" /></a></div>
Ho fronteggiato, in questi 6 anni di precariato, in ordine sparso: orfani sociopatici, ragazzine demotivate, lupi mannari, mostri immaginari, colleghi mummificati, riunioni sclerotizzate, presidi in crisi di mezza età, giovani in crisi adolescenziale, ho affrontato la neve, il caldo, la fotocopiatrice che non fotocopia, i libri inutili, le ore di alternativa alla religione che non ci sono, i filosofi mancati, gli studenti pignoli, i genitori assenti, e quelli presenti, le giornate della memoria, i minuti di silenzio, il frastuono della ricreazione, la filosofia spicciola, le risate e gli amori, le tette che spuntano, i baffi e gli esami, consigli di classe infiniti o frettolosi, le prese di posizione assurde, le liti da frustrazioni infinite.
E io ne rido. Perchè giorno dopo giorno non c'è niente di meglio che vedere gli occhi di una persona che capisce qualche cosa. Credo sia uno dei piaceri della vita. E' come risolvere un gioco impegnativo. Insegno quel poco che so.
Non sarà sempre abbastanza.
Ma mi domando sempre più spesso se non sia necessario sedersi attorno a un tavolo e domandarci tutti, alunni, genitori, insegnanti e ministri: cazzo vogliamo farci della scuola?
E gradirei, cazzo se lo gradirei, che per strada la gente, togliendosi il cappello, mi dicesse: grazie.
Perchè è uno sporco e fottuto lavoro costellato di frustrazioni e lotte contro i mulini a vento della burocrazia, del pressapochismo, della piccineria più meschina, dei codici civili applicati con pura paranoia, il mondo in cui tutto è fatto e misurato in base alla misura "se muore un ragazzino" e poi i ragazzini moiono perchè crollano i soffitti, perchè dormono nelle case dello studente o semplicemente perchè vanno a scuola in una mattina sbagliata che scoppia una bomba.
E perchè diavolo boia se qualcuno ha le palle per farlo, facendolo al meglio, e ce ne sono, e ho la fortuna di averne conosciuti, io, fossi un genitore, un gommista, un pornografo, un politico, in ogni caso gli direi grazie. Grazie perché ti affido mio figlio per un quarto della sua giornata, perchè ci passate più tempo di me, perchè il mondo sarà salvato dai ragazzini.
Serve darci quattromila euro al mese per avere questo rispetto? Temo di si, in questo mondo che misura le cose col bilancino.
Ma per un ateo come me, non è che ci sarà la ricompensa divina: e non è che se uno è disposto a fare le cose gratis, non meriti rispetto e considerazione.
Anche le mie melanzane sono cresciute da sole: ma quando le ho mangiate insieme a chi amo, è stato un gesto pieno di significato e gratitudine.Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-80743650436995838482012-05-23T21:19:00.000+02:002012-05-23T23:09:07.202+02:00Maggio 2012: riflessioni e sensazioni.Chi ha ucciso i comici spaventati guerrieri?
E quale guerra combattono?
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiOeTTBCJwrzJls82KMDI7G5ty9_Z1q3Cf48QFIk-z_uTGFWSt6Nr_Tjxx2-WwJp3E-kKdyxU313F0yyOgOm0oItZ33Sl8pxc4u6f3BL_NZmB95M1TAKH7fIl5HKoIaRydL3PmyiQDmDMf/s1600/guerrieri.jpg" imageanchor="1" style="clear:left; float:left;margin-right:1em; margin-bottom:1em"><img border="0" height="239" width="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiOeTTBCJwrzJls82KMDI7G5ty9_Z1q3Cf48QFIk-z_uTGFWSt6Nr_Tjxx2-WwJp3E-kKdyxU313F0yyOgOm0oItZ33Sl8pxc4u6f3BL_NZmB95M1TAKH7fIl5HKoIaRydL3PmyiQDmDMf/s320/guerrieri.jpg" /></a></div>
Sono giorni che ci penso.
Anche oggi a scuola, il solito inutile minuto di silenzio, mentre avrei voluto gridare. Gridare: guardate che siete voi. Non so ancora chi siete, da quale parte sarete messi, ma siete voi. Vi riguarda. C'era una vecchia, vecchissima temo, (obsoleta sarebbe il termine giusto) canzone che diceva: per quanto voi vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti.
Oggi non c'è stato verso di spostarvi via dalle vostre tv. E le tv vi trasformano in un film giallo. Odio i film gialli, odio le chiacchiere sul “chi è stato e perché?”
Io non lo so. E vorrei ora parlarvi di Pasolini e del suo “Io so”, ripreso anche da Saviano. Ma sarebbe una lezione e io non ho voglia di fare lezione.
Non è questo che mi interessa.
Voglio che sia fatta giustizia, ma so anche che forse non sarà così semplice. Viviamo in un mondo ingiusto, dove di molte bombe ancora oggi non si sa chi sia stato, dove chi ha costruito case poi crollate con cemento e sabbia di mare penso stia ancora ridendo, dove la giustizia fa acqua da tutte le parti e c'è chi vince sempre, anche quando perde. E allora?
Sono cinico spesso, ma non per questo non sento rabbia.
Semplicemente vorrei portarvi fuori dai film e dai videogiochi. E qui non è garantito il lieto fine, gli eroi muoiono, e spesso muoiono invano, stupidamente, e spesso gli eroi successivi che vengono a scoprire perché sono morti gli eroi falliscono anche loro, o più semplicemente scarseggiano gli eroi. Meglio così. Proprio perché stiamo fuori dai film, qui gli eroi non ci servono: vi siete mai domandati quanto sia idiota Superman che corre di qui e di lì, superveloce, superforte, supersveglio, ma mai che si fermi a farsi la domanda: se la gente continua a cadere giù per le cascate, forse non è il caso di costruire un parapetto più alto, o di insegnare alla gente che non è saggio sporgersi giù da una cascata? Benissimo, ho appena detto qual è la differenza, secondo me, tra eroismo e politica.
L'eroe arriva e aggiusta tutto. La gente applaude. La gente lo vota. Lui abbassa le tasse. La gente lo applaude. Penso a tutto io, tranquilli. E' un eroe, diamine. Poi comincia a dirti che siccome lui è l'eroe, lui ha ragione e tu no. E poi che è inutile tu faccia la fatica di pensare, tanto lui lo fa meglio. E poi brucia i libri o le persone, oppure ti dice: tu pensa ad andare al centro commerciale.
Ma va beh, lasciamo perdere.
Io diffido degli eroi. E diffido di chi si indigna, oggi. E' un po' come voi: quando vi guardo avete un atteggiamento, quando non vi guardo un altro. Oggi lo sguardo di Dio sono le telecamere: in diretta tv tutti ci tengono a far vedere quanto sono indignati, offesi, affranti, tristi e incazzati.
Domani, ci saranno altri problemi a cui dedicare il proprio eroismo, e tutto resta come prima.
Per questo preferirei che al minuto di silenzio seguisse il vostro pensiero. Un minuto di silenzio non è una esteriore e formale manifestazione di rispetto per la morte. Per quello ci sono le chiese, per chi ci crede, o i cimiteri. Facciamo un minuto di silenzio a scuola per darvi, per offrirvi, nel casino di vita che avete, un momento per voi. Soli con voi stessi. Sessanta secondi. Qualcuno tratterrà le risate, succede sempre. Ma è solo perché ha paura. Sono le stesse risate che fate prima di salire su una giostra particolarmente movimentate. E' l'anticipo dell'adrenalina o che so io, fatevelo spiegare da scienze. Perché stare sessanta secondi a tu per tu con voi stessi vi spaventa. E' normale. Per questo vi costringiamo a farlo. Ora io non sto dentro le vostre teste, magari avete pensato a quanto è bello quello della classe accanto, probabile. Normale.
Ma vorrei che almeno nell'ultimo secondo aveste aggiunto: se è così bello, non vorrei che il mondo fosse migliore per me e per lui? Io non vorrei aspettare che Supermen venisse a costruirmi un mondo dove posso essere felice, preferirei cercare di costruirmelo attorno.
E allora eccola la guerra.
Da una parte abbiamo le bombe. I missili intelligenti. Più intelligenti di voi, purtroppo. Adoro Chaplin che è incapace di sparare un missile, nel film che abbiamo visto. Molti di voi avranno la stessa inoffensività, senza offesa. Ma ricordate come va avanti il film: perchè il povero barbiere ebreo si ribella alle SS? Lui non sa nulla di persecuzioni, soprusi né nient'altro. Lo fa perché deve farlo. E in questo “devo farlo” sta il segreto della dignità di cui parliamo – parlo – da qualche giorno. Da tante parti sentirete dire che questo è eroismo. Non credo.
A meno di non voler considerare eroismo una mamma che dorme poco, corre molto, si agita di più, per star dietro ai suo marmocchi. O un padre che lavora un'ora in più per avere due soldi di più per i figli. O un professore che perde un po' del suo tempo per scrivere una lettera. O uno studente che legge una pagina in più perché è curioso. Nessuno di questi è un eroe. Meglio così. Sono idioti come molti. Sono comici spaventati guerrieri.
Gente che sente che è in corso una lotta.
Gente che confusamente si sente colpevole di quello che succede, ma non ha tempo né voglia di fermarsi per mettersi a piangere.
Sono le persone che non possono piangere perché devono andare a salvare il salvabile.
Persone che non compaiono in tv. Non entrano nei film. Persone noiose. Persone che fanno noiosamente il proprio dovere. Che si domandano spesso quale sia questo dovere. Ma che hanno la forza di rispondersi, e seguire la loro risposta. Persone che resistono, mi piace dire. Ma è già retorica anche questa.
Persone che sanno da che parte stanno.
Come e perchè? Non lo so. Ci si nasce? Forse. Ci si diventa? Forse. Io non vi dico di diventare così. Vi sto chiedendo però da mesi: domandatevi. Chi diavolo siete, voi? Perché dovrete scegliervi un posto nel mondo. E non è solo questione di disoccupazione. Dovrete scegliere quanto siete disposti a subire. Non sarete eroi, eppure ci sarà qualcosa che vi darà la forza di andare a pulire scale e ospedali di notte, per tirare avanti dignitosamente. Per sperare che i vostri figli possano avere qualcosa di diverso. Di migliore.
Sarete comici, e quasi sempre vi tratteranno e vi sentirete stupidi. Inutili. Sconfitti.
Sarete spaventati, perché davanti a voi ci saranno carri armati, bombe, la forza di migliaia di megafoni e voi avrete la vostra stupida voce.
Il vostro sorriso però sarà quello del guerriero.
Non sarete supersayan, mai. E il giorno che lo capirete dovrete scegliere.
Cercherete in ogni modo di mettervi su una maschera da pirati invincibili, superduri, superfighi, invincibili, inafferrabili? Desidererete le scarpe giuste, i capelli giusti, vorrete vivere dentro i sogni giusti disegnati da altri? Dentro filmati montati da registi esperti dove il vostro sorriso e il vostro dolore saranno abilmente sottolineati dalla colonna sonora, dal primo piano, dal montaggio incrociato? Odierete le vostre rughe, le vostre mani rovinate? Vi sognerete ancora giovani e pieni di soldi, costi quel che costi? Sarete pronti a qualsiasi cosa purché qualcuno vi dica: sei un supersayan?
Sarà una bugia. Ma troverete forse chi ve lo dirà, se lo pagate bene.
Sceglierete di essere marziani? Quelli disposti a comprare tutti, visto che tutto è in vendita. Gente che è disposta a inquinare il pianeta, a consumarne altri due, se ne avessero, gente che seppellisce rifiuti tossici sotto i propri stessi paesi, che costruisce strade di sabbia su cui passeranno i loro stessi figli, marziani che non rispettano nulla e nessuno. Per loro tutto è veramente in vendita, visto che in qualche strano giorno di cui han perso il ricordo, hanno venduto se stessi. Non l'anima al diavolo: il corpo a qualcuno che paga bene. Sarete ricchi sognando giorno dopo giorno il sorriso che avevate da bambini? Sarete eroi con attorno pubblico in estati, pagato un tanto ad applauso? Certo, a furia di applausi, qualcuno ci cascherà davvero. Vi applaudirà. Ma non vi capirà mai. E voi, come marziani non abituati a questa atmosfera, vivrete dentro un casco di vetro, incapaci di respirare, di gustare l'odore del pane all'alba, appena sfornato.
So che il paragone è impari. E penso che molti di voi diranno: posso comprarmi migliaia di panini appena sfornati. Potrei ordinare a qualcuno di sfornarmi il pane all'ora in cui mi alzo io.
Ma allora non ci siamo capiti e mi spiace.
L'essenziale è invisibile agli occhi. Questo ci rende guerrieri, oggi più che mai.
Perché amo l'odore del pane che il fornaio ha sfornato all'alba: l'ha fatto, di notte, mentre io dormo, perché vuole guadagnare (certo, per l'abolizione del denaro ci sarà da lavorare, temo.) ma anche perché vuole che il suo pane sia buono.
Perché attraverso il suo lavoro, per quanto stupido, per quanto umile, passa la sua dignità.
Dignità è una parola complicata: facendo bene quel che devo fare, quel che ho scelto di fare, io sono uomo. Anche così non dice molto.
Abolirei i voti, sapete? Vorrei provarci. Forse però siete ancora troppo piccoli e vi serve il mio: bravo, cattivo. Come vi sentite quando vi dico: bravo?
Tra non molto non ci sarà nessuno a dirvelo.
Dovrete farlo voi. Darvi un voto ogni giorno.
Se sarete marziani, vi darete sempre un facile 10. E vivrete felici, non posso negarlo.
Se vorrete vivere altrimenti, sarete più severi di me.
La dignità è quella cosa che impedisce a un uomo di sputarsi in faccia al mattino quando si guarda allo specchio prima che il caffè lo riporti alle incombenze quotidiane. La dignità è quella cosa che vi fa rispettare più una bidella della preside. La dignità è il rispetto degli altri. Certo, vi mancheranno gli applausi.
Ma quando scoprirete che non siete in grado di mandare un'onda energetica, quando capirete che anche se avete su il costume da supersayan non potrete esserlo, non per questo smetterete di comportarvi in modo tale. Diavolo, mi accorgo solo ora che sto parlando di Kung fu Panda. La pozione, ve lo ricordate?
Così forse è più semplice: quando saprete che non siete gli eroi, che non avete poteri magici, che siete degli sfigati qualunque, che non c'è un pubblico attorno a voi, forse in un primo momento vi sentirete soli. Succede.
Ma guardatevi attorno. Se non c'è un pubblico non vuol mica dire che siete soli, no? Anzi, un pubblico c'è: è quel qualcosa di tutti per cui state combattendo. E quando penserete: sono un povero sfigato qualunque, ho già perso, vi prego, guardate meglio.
C'è qualcuno alla vostra destra e qualcuno alla vostra sinistra. Ci sarà uno che dice: “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana.” Quello che ha detto queste parole è stato Giovanni Falcone, saltato in aria insieme all'autostrada. Venti anni fa.
E io non voglio neppure dirvi: avete visto ieri quanta gente attorno ad un albero?
Non voglio dirvi ancora: le vostre idee camminano sulle nostre gambe.
Vorrei, dovrei ancora darvi mille e mille informazioni, diecimila spiegazioni e qualche milione di pagine da studiare. Ma lo farete da soli, domani.
Io voglio dirvi, quanta gente vedere che vive così? Attorno a voi.
Quanta gente non è disposta a scambiare una cosa apparentemente inutile come la propria dignità per soldi, successo, applausi, donne, pubblico?
Quanta gente non è disposta a fermarsi al bar a dire: ho perso. Avete vinto. Tutto è compito. Non ci posso fare nulla. L'onda che mi viene incontro è troppo più forte di me. Inutile è persino combattere.
Perché mi sono messo a scrivere? Per dirvi che la mafia fa schifo?
Non è stato per questo.
E' stato perché tornando in macchina, oggi, ho pensato e ripensato al fatto che continuamente avete cercato di tornare alla logica della televisione: chi ha messo la bomba e perché? E giù ipotesi, indiscrezioni, indizi e supposizioni, pettegolezzi. Pare che non viviamo di altro che di pettegolezzi.
Tornando in macchina, pensavo a queste cose e mi è venuta in mente una cosa.
Chi ha messo la bomba?
Io l'ho messa, tutte le volte che dico: più di così non si poteva fare; non ho voglia di spiegare per la terza volte la rivoluzione russa; due giorni liberi in più, mica male; questa cosa non è importante; non abbiamo tempo; io.
E l'ha messa chi è entrato due volte a scuola per saltare una settimana di lezioni.
E l'ha messa chi critica dicendo: non c'è niente da fare, la scuola fa schifo.
E l'ha messa il giornalista che mette il microfono sotto il naso di una persona che soffre.
E l'hanno messa i vostri genitori quando vi dicono: silenzio, sto guardando la tv.
E l'hanno messa i politici quando non sanno essere degni.
E l'hanno messa i terroristi di ieri oggi e domani che invece di combattere vogliono solo vincere.
E l'ha messa chi è invidioso della gioventù e vorrebbe cancellare le rughe, per cancellare la vita che gli c'è voluta per farsele.
E l'ha messa chi lascia correre, per questa volta.
E l'ha messa chi non vuole mai ascoltare ma solo parlare.
E l'ha messa chi vuole tutti gli occhi su di sé.
E l'avete messa voi tutte le volte che dite: non serve a niente; che palle studiare.
Essere adulti significa fare i conti con tutti i propri limiti. Questo ho pensato.
Non puoi salvarli tutti. Non puoi affrontare i problemi di tutti.
Devi proprio piangere, a volte.
Perché è vero che l'andazzo generale delle cose è più forte di te.
Perché è così facile morire, anche.
Perché siamo stanchi. Pigri. Annoiati.
Ma non serve a nulla piangere un giorno.
Piangere serve a soffiarsi il naso: tiri fuori un bel po' dello schifo che hai dentro.
Ma poi respiri. Forte. A pieni polmoni. Sei vivo.
Devi rimboccarti le maniche, e scegliere.
Combattere per le tue scelte.
Combattere per non far scegliere altri.
Combattere per imparare in base a cosa fare le tue scelte.
Per questo oggi vi chiamo miei comici spaventati guerrieri.
Perché in qualche modo, oggi, per voi, questo significa studiare.
Non potete farci nulla: siete coinvolti.
Siete parte di questo mondo.
Siate terresti.
Non vi servono gli applausi né le lacrime del mondo.
Non vi servono i sorrisi del mondo.
Forse, vi basterà il sorriso di quel ragazzo tanto carino della classe accanto.
E' l'amore, che lega tutte le cose.
Siatene degni.
In latino, sia detto tra parentesi, studeo significa:
applicarsi a, attendere a, occuparsi di, aspirare a, desiderare, parteggiare per, sostenere, dedicarsi allo studio, studiare.
Per me, riassume il tutto dire: aver passione per qualcosa, cioè: amare.Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-62360123823545412152011-07-13T22:33:00.000+02:002011-07-13T22:33:33.679+02:00Due imperi mancati, Aldo PalazzeschiSenso di colpa poetico? <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwcJDmZFQL4pb20IufTJxuV9rGnPXlRHB7sg5lr2myzXz3yo5681e8kckIKMgO8qNRgjyt_7X_wV_xss9M_foUfi1GuF3eouQHBpQi5wZLyqb8xAlygwe5uXm38jqEgOSV_EZop5TxqH08/s1600/d_d1dd1427-3ef0-46d8-b106-88bae0d8065b.png" imageanchor="1" style="clear:right; float:right; margin-left:1em; margin-bottom:1em"><img border="0" height="270" width="156" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwcJDmZFQL4pb20IufTJxuV9rGnPXlRHB7sg5lr2myzXz3yo5681e8kckIKMgO8qNRgjyt_7X_wV_xss9M_foUfi1GuF3eouQHBpQi5wZLyqb8xAlygwe5uXm38jqEgOSV_EZop5TxqH08/s320/d_d1dd1427-3ef0-46d8-b106-88bae0d8065b.png" /></a></div>Questo libro può diventare allegoria del primo scacco matto patito dall’avanguardia; che poi ci sia voluto un ulteriore secolo, altro non sa a significare se non l’onta di questo mito di modernità che di sé conosce solo il sogno che ne fa, perché doveva essere chiaro – prometto per questo di leggermi “Esame di coscienza di un letterato” di Serra – che la modernità che il futurismo inaugurava se da un lato ci salvava dalla rottura di palle del fanciullino pascoliano dall’altro stava cominciando a cantare non soltanto la bellezza della morte (“una spacconata dannunziana!”) quanto direttamente ad attrezzarsi per cantare direttamente l’autoannientamento umano. <br />
Palazzeschi scrive uno strano libro di guerra, in un momento in cui proliferavano gli scritti dei reduci (rimando, per questo, sul versante poetico a “Le notti chiare erano tutte un’alba” a cura di A.Cortellessa, Bruno Mondadori): nel suo libro infatti non compare mai, la guerra. Forse perché già avvertiva che l’esperienza iniziatica della guerra incubava il nascente fascismo? Non lo so, quel che mi importa, che mi piace di questo libro è che Palazzeschi, la cui lezione più valida resta senz’altro l’impegno del suo straniante disimpegno e il disimpegno del suo ludico impegno, giunge a porsi la domanda profetica che sarà poi di Brecht: “perché i vostri poeti hanno taciuto?” E nel momento in cui si pone questa domanda la vibrazione dadaista di Palazzeschi esce allo scoperto: qui non si tratta di baloccarsi con gusti letterari/estetici ma di posizioni, di scegliere dove sedersi, come avveniva nel senato romano, ossia di rendere manifesta una politica, un’intenzione, un’ideologia.<br />
Mai tanto chiaro quanto nel XX secolo che scegliersi un linguaggio significa inevitabilmente acquistarsi un’ideologia; e che crearne, di linguaggio, significa – è questa l’aspirazione di tutta l’arte sperimentale – creare una nuova politica.<br />
Cosa c’è di Dada in Palazzeschi? La pretesa di innocenza: d’innocenza la protesta.<br />
Non serve qui elencare la mitologia di quest’innocenza marginale, spaesata, idiota persino, asociale spesso e incendiaria (pirotecnicamente parlando spesso). Quest’innocenza è cercata nei fonemi sgangherati, nell’alterità della massa (ma infine non viene ad esistere una fin troppo corposa massa di estranei alla massa, o forse la massa stessa ormai non è composta di queste estranee solitudini?), ma soprattutto, in breve, nell’emblema stesso di ogni avanguardia centrato in pieno da Marinetti quando scrive: bisogna avere il coraggio di fare il brutto in arte.<br />
Pensiamoci un po’.<br />
Penso di poter dire che fino alla modernità un’arte brutta semplicemente non era arte: c’erano criteri tecnici per giudicare sull’artisticità. E qui si apre semmai il problema dell’evoluzione delle forme/tecniche espressive, del progressi “esplosivi” di cui parla Lotman, dei rapporti tra questi e la storia(economia/società). Ma nella modernità, ovunque poi inizi, questo giudizio non è più così pacifico. Da un lato viene emergendo un’urgenza di realismo che, a mio parere, discende dalla prime scalfitture del ruolo dell’artista considerato come produttore, e questo realismo lentamente apre le porte (e le finestre) all’idea di una bella (tecnicamente) raffigurazione del brutto (la realtà comincia a diventare semplicemente brutta, nella modernità!). [Per ulteriori ricerche forse bisognerebbe orientarsi sul barocco.]<br />
Il limite di questa linea resta la massima (ora non ricordo chi lo scrisse, forse Gadda o Benjamin?): la descrizione del disordine non può essere una descrizione disordinata. Ma al di qua di questo limite esistono molte trasgressioni possibili, e bene o male l’avanguardia storica le prova tutte. <br />
Dapprima quel che è brutto è recuperabile come innovazione tecnica: dall’impressionismo al surrealismo, passando per il futurismo, questo sarà il limite invalicabile: qualsiasi sia l’esperimento, il presupposto dell’arte quale campo d’esperienza privilegiata e veicolo di comunicazione “iniziatica” non verrà mai scalfito. Lo sparo a caso sulla folla resta nel libroed è così che tra le forme dell’arte arriva ad essere incluso anche l’omicidio (ma letterario, appunto, che altrimenti resta ben limitato nel campo del codice penale). L’autonomia dell’estetico diventa una prigione di gomma o anzi, per sociologi in erba, un nuovo paradigma (ah, così Vendola è contento!) della sorveglianza degli equilibri sociali.<br />
Bene, credo di aver esagerato, e chissà se mai riuscirò a chiudere queste considerazioni in un testo chiaro ed ordinato. Ma almeno credo di aver dato un’idea, così come una riga di polvere sulle mensole significa tanto quanto i titoli che lì sono deposti. Torniamo al nostro Palazzeschi: l’innocenza passa per il brutto. Questo fu l’equivoco. Perché di altro non si trattava che dell’ennesimo aggiornamento tecnico entri i limiti strutturali (nel senso che si agiva trasformando la combinatoria degli elementi, degli oggetti, dei repertori, dei registri) e sovrastrutturali (precisamente perché all’interno di quei limiti restò tutta la faccenda). Ma la necessità di questo aggiornamento era poi assai strutturalmente determinato dal pieno sviluppo di un determinato modo di produzione e dalla tecnica connessa e dai nuovi prodotti in egual misura tecnici e commerciali.<br />
Il tentativo dell’avanguardia – e non solo dell’avanguardia – non sa risvegliare un mondo immerso, come una bella addormentata, in una intorpidita ebbrezza ipnotica ed estetica, perché il futuro dell’innovazione tecnica futurista è perfettamente omologo allo sviluppo tecnico industriale, e l’ironia, che resta pur sempre la carta migliore che fu possibile giocare, scontò, e proprio attorno a questo libro, il suo limite pratico.<br />
L’ironia auspicava infatti un contagio del disincanto nelle nascenti masse etero dirette e probabilmente, invece, disincantò le masse solo per apprestare le nuove auree tecnologiche. La forma d’arte che verrà di lì a poco sarà definitivamente racchiusa nei circuiti commerciali trasformandosi in pubblicità.<br />
E forse tutto questo è già chiaro in questo libro impubblicabile di Palazzeschi: la sua ironia diventa gridata, manifestando tutto il disagio di chi parla a chi non vuol capire; la tecnica su cui tante speranze e sogni si basavano si rivela infine nelle nuove tecniche di annientamento dell’umano sviluppate e collaudate durante il primo conflitto mondiale.<br />
La carneficina della prima guerra mondiale rivela già lo scacco di tutta una cultura, un’ideologia, un mondo. E mentre quella guerra finisce, anticipando in questo la seconda metà del XX secolo, con l’ingresso degli USA nel grande affare bellico e con una rivoluzione di popolo in nome dell’unica ideologia che, per quanto impossibile, ha retto per almeno due secoli – sto parlando del comunismo -, un poeta, che cerca quasi ingenuamente di sfogare il proprio storico disincanto, si trova costretto ad armeggiare con faccende quali il concetto di nazione, di famiglia, di borghesia e di guadagno. E nello stesso tempo, dopo tanto disincanto, si trova costretto a postulare, in modo quanto mai scettico ma ugualmente praticamente urgente, un incanto legato alla specificità del linguaggio poetico. Ma una specificità tutta nuova, penso.<br />
Perché i poeti hanno taciuto?<br />
Rispondere perché non erano poeti lascia comunque irrisolta la domanda: chi sono io, saltimbanco dell’anima mia?<br />
E quest’”anima” – teniamo la parola nonostante le sue molteplici compromissioni, grida precisamente come ciò che lo sviluppo del modo di produzione capitalistico, e del suo mondo conseguentemente borghese, ha cancellato.<br />
Oggi sono stato confuso e prolisso: per sperare nel perdono vi chiedo di leggere questo libro tenedo in considerazione questa avvertenza: (trattasi di Marx)<br />
<i>«La lotta di classe [...] è una lotta per le cose rozze e materiali, senza le quali non si danno cose fini e spirituali. Queste ultime, però, sono presenti nella lotta di classe altrimenti dall'idea di una preda che tocca al vincitore. In questa lotta esse sono vive come fiducia, coraggio, gaiezza, astuzia, perseveranza [...]»<br />
</i><br />
<br />
Vi ricompenso con qualche citazione altrettanto prolissa, ricordando che il critico è sempre uno che lavora prima di tutto di forbici. <br />
<br />
<i>“Ma io mi sento una molecola di questo globo e al tempo stesso imperatore di esso come Guglielmo II non ha potuto nemmeno mai sognare. Non c’è buco sopra la terra che non sia il mio paese, io posso se mai avere una speciale tenerezza per la poca terra che circondò la mia culla, ma che questo non diventi una mania, che non appanni per un istante solo la lucentezza della mia anima universale. […] Io sono di tutti i paesi e tutti i paesi sono miei, se vi ho detto che sono imperatore di tutto il mondo come mi posso sentire suddito di un pezzettino di esso? Io non sono nemmeno un uomo, non ci tengo ad esserlo, io sono una creatura sensuale, un palpito libero dell’aria.”<br />
<br />
“C’era una persona dalla quale questa guerra doveva venire condannata e respinta: l’artista, e su tutti il poeta.<br />
Una guerra senza idea, la cui anima folle e perversa serviva bestialmente il più laido e vile affarismo, l’interesse individuale più cinico, come poteva essere accettata da lui, anima errabonda, naufraga nelle sudice acque della società che di lui si disinteressa o falsamente se ne interessa, e alla quale solo pochi altri naufraghi si aggrappano ardentemente, ma che una fiamma interna illumina e nutrisce e rende più felice e orgoglioso di qualunque miliardario? Questa superba creatura che ha un cervello e un cuore ancora miracolosamente puri ed umani doveva ritirarsi livida, offesa, contrtta nel suo rifugio, e difendere strenuamente il proprio tesoro immortale e incorruttibile. […] No, amici, non si può essere così acrobati per fare senza pericoli certi salti mortali. Dalle cime del sentimento e dell’intelligenza non si va a sedere comodamente sulle morbide colline dell’imbecillità, o della malvagità incosciente e volgare, se si cade si rotola fino in fondo, nella fossa profonda del dolore. […] Questa guerra in quasi tutti i paesi fu patrocinata, appoggiata, sostenuta proprio da questa razza di gente.”<br />
<br />
“Non appena arrivato fuori dalla stazione vidi sventolare bandiere di ogni colore e dimensione, era una bella giornata di metà Novembre, domanda e mi dissero di non so quale festa degli Stati Uniti d’America, un brivido freddo serpeggiava nelle mie ossa come avessi fatto l’ingresso in una festa macabra. Il giorno dopo doveva essere un’altra importante ricorrenza perché le solite bandiere sventolavano, domandai, e mi fu risposto che no, ma si attendeva non mi ricordo che Re. Eppoi ambasciate, messaggi, ministri in arrivo e in partenza. I giapponesi, gli inglesi, gli arabi, gli scozzesi, musiche di ogni razza e colore, balli e trattenimenti a beneficio e in onore dei ciechi, dei monchi e degli zoppi, ufficiali inglesi e francesi, gli ultimi avanzi dell’esercito serbo, i ristoranti, le osterie ne erano zeppi, si mangiava, si cantava e si beveva del buon Frascati. Vi erano ricoverate profughe le più scintillanti dame di Venezia, di Padova, di Verona e Vicenza, i veri profughi erano stati mandati nei castelli, niente ospedali, niente prigionieri, e niente disertori. Pareva che il dolore fosse stato vinto.<br />
Domandai ancora, che seccante non è vero?, per potermi iniziare nel mistero e mi fu risposto che così e non altrimenti doveva essere, che quello era il centro della resistenza. Pure sembrandomi che a quel modo fosse assai facile resistere, non replicai.<br />
Roma era la grande fucina della guerra, il cuore del mostro, e la si era presa dal suo lato buono, la ciclopica industria vi faceva correre rivi di denaro, e parevi leggere sulle facce di tutti: la guerra è bella. Basta non la fare. […] Avresti detto che si festeggiasse ogni giorno anticipatamente la vittoria, e si prendessero acconti su quella gioia che doveva venire. Che la vittoria non c’era stata te ne accorgevi solamente perché tutte quelle feste finivano con un unico grido: viva la guerra! Viva la guerra!”<br />
<br />
“Avete saputo inventare tanti ordigni, e solidi e liquidi e gas, per distruggerla, questa umanità, nella maniera più assurda e infame, quando non ne avevate nessun diritto e nessuna giustificazione, trovatene per non farla nascere. Voi chiamate i vostri figlioli a venti anni, quando ogni giorno è stato una promessa, dopo avergli lasciato intravedere la bellezza del cielo e del sole, sentire l’ignota attrazione dell’infinito, e gliela soffocate in gola, a quei poveri bamboccioni, la vita che gli avete dato, con un fiotto di sangue, nella più terribile agonia.”<br />
<br />
“Il capitalismo _ E’ lo scoglio sul quale tutte le vostre onde s’infrangono. […] E’ al cuore che dovete trafiggere il mostro. Finché i padri lavoreranno coi figli come vi disferete di questo frutto? E’ troppo giusto e troppo naturale. Ma quando io sarò principio e fine a me stesso, quando con me cadranno e casa e nome, che ragione avrò più di accumulare ricchezze? Non ragione, né dovere, né diritto. Io sono responsabile di me. Se lascerò un sacchetto d’oro che per il mio buon lavoro, o la mia saggia economia mi sia avanzato, nulla di male, esso apparterrà non ad un vivo, ma a tutti i vivi della terra, alla vita ch’io lascio.”<br />
<br />
“Sarà dottore chi mostrerà di poterlo essere degnamente, non chi avrà denari da sciupare in una qualsiasi università, e insegneremo la bellezza di tutti i mestieri, di tutti i lavori, e specialmente di tutti quelli più vicini alla grande madre nostra terra.”<br />
<br />
“Vi diranno con voce da angelo che fan la guerra per la pace e ognuna sarà l’ultima. E sarà guerra su guerra e sempre guerra, tutta la loro vita sarà una catena infinita di guerre. […] Si è travestito il mostro. Non più porpora, non corona sulla testa e scettro nella mano. Veste come tutti voi. Il nuovo trono è una cassaforte grigia, lì è tutto il suo cuore, e il suo Dio. Lo abbiamo riconosciuto e lo denunziamo, sappiate tenerlo d’occhio.”<br />
<br />
“Tutto quello che c’è di deleterio in Italia è del D’Annunzio. Raccoglie egli la fiaccola lasciata a terra da quella vecchia chitarra del Carducci, che a sua volta la raccolse da quell’altro trombone sfiancato dell’Alfieri. E’ un posto che non può rimanere vacante, a costo di prostituire il meglio di sé e far galleggiare nel sudiciume, la tentazione è grande, uno ci andrà. […]<br />
La guerra d’Italia come fu fatta altro non è che una spacconata d’Annunziana senza senso, senza abilità senza profitto. E ve l’ha guarnita per tutti i suoi giorni, infiorata, incoccar data, di inni, odi e canzoni, orazioni, invocazioni, imprecazioni, inaugurazioni, commemorazioni e avventure d’ogni specie: sulla terra e per l’aria sotto e sopra l’acqua, come si fosse trattato di una grande partita ginnica, un torneo nel quale tutta la gioia dei muscoli e dei polmoni dovessero avere a pieno il loro sfogo. […] Vedevano ancora, tali uomini, i popoli come le plebi di migliaia di anni fa, e vivono nell’ebbrezza di risuscitare Leonidi, e guerre puniche, centauri, aquile romane, ali di vittorie, rottami di grandezze estinte […].<br />
Quelli di essi che si credono all’avanguardia si spingono a cantare la gigantesca bellezza del cannone o la genialità bizzarra della mitragliatrice, gonfi di ebbrezza per la strada compiuta dal vecchio randello di Caino.<br />
Raspategli bene addosso, e sapete che ci troverete in fondo? Un ufficiale di cavalleria. Creature viventi fuori della realtà e della vita, creatori del vuoto. […] La realtà non esiste e non li tocca, sono fuori di essa. E cantano e cantano. […] Inconsciamente divengono pericolosi strumenti che abili mani calcolatrici sanno bene sfruttare e manovrare.<br />
<br />
“I cattivi governanti alla fine del loro gioco si ritirano in nostalgiche ville piene di raccoglimento e poesia.<br />
I popoli dovranno sciacquare nel sangue i cenci sporchi della loro insipienza e malvagità.<br />
La guerra non si fa.<br />
La guerra non si deve fare per nessuna ragione al mondo.”<br />
<br />
<br />
</i><br />
</strike>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-35929881393374579392011-05-18T21:17:00.000+02:002011-05-18T21:17:02.834+02:00Chi l'ha visto?Scartabellando dopo molto tempo, ho scoperto che il 30 aprile qualcuno è passato a visitare il mio blog per quasi un'ora sbirciando 26 pagine: non pensavo neppure di averne scritte tante! Ora è inevitabile che questo picco di attenzione si accompagna ad un pizzico di curiosità: perché non hai lasciato alcun segno del tuo passaggio?Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-50509667324863153972011-04-25T20:28:00.001+02:002011-04-25T20:28:14.900+02:00Emilio Lussu, "Un anno sull'Altipiano" "Marcia su Roma e dintorni"<title></title> <style type="text/css">
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<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD4B4wZXaKULY2VXm3_NEMOKaKrvYrCU5KMq8kD9Vq6SkDViFSiVkdd6bTh2nOIhi8ZVVSPw2pJfuwvUBWawc92MOxfRQVAbP1NrdJITcDvH8e98DlCnW_rmr_7ik5qStogYMj4gkZ8X8R/s1600/marcia-su-roma-e-dintorni-53631.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD4B4wZXaKULY2VXm3_NEMOKaKrvYrCU5KMq8kD9Vq6SkDViFSiVkdd6bTh2nOIhi8ZVVSPw2pJfuwvUBWawc92MOxfRQVAbP1NrdJITcDvH8e98DlCnW_rmr_7ik5qStogYMj4gkZ8X8R/s320/marcia-su-roma-e-dintorni-53631.jpg" width="196" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">Oggi, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Lussu">Emilio Lusso</a>: scoperta buona per la terza media, in effetti, eppure autore temo trascurato.</div><br />
<div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Cosa mi colpisce: è stato scrittore avverso al fascismo – nel senso dell’estetizzazione della vita – almeno quanto uomo avverso al fascismo – uomo che reagisce con la politicizzazione dell’arte.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Lussu è un buon esempio di quel filone di memorialistica bellica che, stagliandosi per meriti letterari dalla massa della memorialistica buona come fonte storica, giunge fino a Rigoni Stern: persone che avendo vissuto un’esperienza storicamente ed umanamente decisiva, scampati, sentono il bisogno di narrarla.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUu7EDXWh7CahLggls_TMX9CLl5gltT6GkAk-G4pl2UEoDuCfg1byQ5Y5aZViQRgCTLLWocvWbfgH0p0vVzcVtxOZZxNkqTirWTQJnXX5g0vQt5FkAi0UKg3fXPp_y1l5H-J8jNcSUNZrb/s1600/8806173146.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUu7EDXWh7CahLggls_TMX9CLl5gltT6GkAk-G4pl2UEoDuCfg1byQ5Y5aZViQRgCTLLWocvWbfgH0p0vVzcVtxOZZxNkqTirWTQJnXX5g0vQt5FkAi0UKg3fXPp_y1l5H-J8jNcSUNZrb/s320/8806173146.jpg" width="196" /></a>Allargandoci un po’ potremmo far rientrare in quest’area memoriale molta – e forse la parte migliore – della narrativa italiana del XX secolo: Primo e Carlo Levi, il primo Calvino, Vittorini, Pavese, Fenoglio, per citare solo i primi nomi che mi vengono in mente in questo appisolato pomeriggio di prima primavera. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ma non mi interessa tracciare genealogie; preferisco indicare, quale tratto decisivo di questo variegato insieme, l’elemento dell’antiretorica: la storia ha smarrito (finalmente) ogni plausibile disegno provvidenziale – per qualcuno, forse per molti, è restato in piedi il disegno della dialettica marxista, non so quanto ben digerita – ed allora perduto il disegno storico non resta che il memoriale (più o meno giocato sull’autobiografia o sulla narrazione eterodiegetica) che non potrà non essere in primo luogo memoria di una domanda, che la storia ha posto, e dell’umana risposta, in una gradazione che può andare dalla presa di posizione ideologica all’espressione della perplessità umana.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">La memoria infatti arriva in seguito, è questa la prima avvertenza: il gesto di scrittura è differito, l’occasione non è il momento vissuto, e il gesto della memoria serve anche a rintracciare il senso dei comportamenti, le motivazioni delle scelte, le giustificazioni forse alla buona sorte che ha portato infine al momento della scrittura. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Tutto questo in Lussu accade incredibilmente due volte: vissuta al fronte la Grande Guerra, vivrà altrettanto al fronte, da deputato fino al confino, il sorgere del fascismo e il suo impossessarsi dello stato. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">In entrambi i casi (“Un anno sull’Altopiano” e “Marcia su Roma e dintorni”) il romanzo (il romanzesco, ma anche l’unità dell’esperienza vissuta) muore, e ne esce una narrazione aneddotica, a malapena rappresa attorno alla tesi di fondo: l’inettitudine ufficiale dell’esercito patrio, in un caso, l’inettitudine istituzionale e del variegato antifascismo nel secondo.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Proprio questo tipo di narrazione mi interessa: l’aneddotica deve operare necessariamente in base a selezione e un montaggio: quel che leggiamo è il sunto di un’esperienza traumatica, montato poi sulla base di un’intenzione d’autore – questi testi sono gesti politici, in particolare il secondo, scritto proprio per la diffusione dell’antifascismo all’estero. I vari episodi esistenziali – ritagli di un testo il cui contesto rende valicate di fatto le frontiere tra pubblico e privato: mirabile esempio di come l'aver qualche cosa da dire renda superflui sia i giochini strutturalistici sia le speleologiche digressioni più o meno psicanalitiche – sono ritagliati e montati secondo una tesi di fondo da dimostrare; superfluo qui discutere tale tesi. Non ha molto senso ora stabilire ragioni e torti. Quel che più mi sembra interessante è la possibilità di gustare il dibattito di allora, con un effetto studiatissimo di “anti-fiction”: fosse questa la ricetta buona per dare una smossa ad una narrativa buona solo per gli inserti culturali, per gli impegnati da salotto.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Io mi rifiuto di continuare ad avere a che fare con persone che sono in grado di discutere di feriti in battaglia, torture, morti ammazzati, mentre degustano vermentini e paglia e fieno. Aprire gli occhi sui fatti rende ognuno colpevole: ogni guerra è una guerra civile, scrisse Pavese, prima che il suo suicidio venisse a chiudere l'ambiguità tra impegno ed estetismo classicheggiante. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">E la guerra che prima o poi verrà sarà veramente di terra e sangue, polvere da sparo e tattiche, e tecniche, infine.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Non è un caso che il caso letterario degli ultimi anni sia stato “Gomorra”, che vale, nella mia ipotetica genealogia, come più recente caso: la parola è già un gesto di battaglia, se esiste una società che di quella parola sa fare realmente una questione. Se questa società non esiste più, restano soltanto i rumori delle ossa che si rompono tra i ragazzi di Seattle e Genova. Se questa società non esiste più, il parlamentarismo diventa vulnerabile, e vulnerato probabilmente in questi ultimi anni più volte, perché è svuotato ogni senso al luogo in cui si parla. Se questa società non esiste più non resterà che l'odore: odore dell'asfalto quando ci si china in terra per non vedere il prossimo omicidio.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-42147423822507820612011-01-28T19:52:00.000+01:002011-01-28T19:52:11.418+01:00Il conte di Montecristo, Alexandre Dumas<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCHzDEsc2E08qUaDtt1zpLXo9lkDvQFsJofVvhFhaZEjiNWfOOTzzo7gDsv-7oRe2D4apt-GIlEDHAPcrR_gZnm3j7J38bDNxbI2i5LX390I2RK47Nt5ylWd4ukFsNTm53PdzGDCac_Rtr/s1600/conte+montecristo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCHzDEsc2E08qUaDtt1zpLXo9lkDvQFsJofVvhFhaZEjiNWfOOTzzo7gDsv-7oRe2D4apt-GIlEDHAPcrR_gZnm3j7J38bDNxbI2i5LX390I2RK47Nt5ylWd4ukFsNTm53PdzGDCac_Rtr/s320/conte+montecristo.jpg" width="205" /></a></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Courier New', Courier, monospace;">Per il riassunto e gli approfondimenti, rimando inevitabilmente <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Il_conte_di_Montecristo">qui</a></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">Il conte di Montecristo è romanzo ottocentesco: la mia sensazione è che fosse a questo tipo di romanzi a cui ci si riferiva quando, nel turbine dell’avanguardia, si diceva: non è possibile scrivere romanzi in cui si usino frasi come “la marchesa uscì alle cinque”. Romanzo d’avventura e d’intrattenimento ma prima di tutto romanzo commerciale, il Conte riassume in sé molte caratteristiche proprie di quel XIX secolo che è considerabile come momento di trionfo storico della borghesia. </span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">In primo luogo il denaro: se la borghesia è – riprendiamo in mano Marx, ancora una volta, basterà il manifesto! – la classe sociale il cui successo passa per la dissoluzione dei legami personali, sacrali, medioevali, questo successo si misura in fondo sull’unico metro rimasto e possibile – proprio la borghesia ci lascia poi l’ossessione della misura: da un lato abbiamo il metodo scientifico basato sulla misurabilità dei fenomeni, dall’altra abbiamo quella stessa scienza che si rivolta contro l’uomo (e riprendiamo in mano molte cose di Brecht, ma soprattutto il suo Galileo!) fino a fondarne l’alienazione industriale – insomma, l’esistenza, lungi da fondarsi sopra coordinate mistico-religiose, si riconduce al sonante ticchettio del denaro. </span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">E nel romanzone di Dumas il denaro assurge a ruolo di oggetto magico per eccellenza, nella forma del tesoro dell’abate Faria nascosto proprio sull’isola di Montecristo. L’accumulazione originaria viene mitizzata, nel romanzo, ma anche denunciata con fermezza: tutti gli arricchiti di cui sono piene le pagine che narrano la buona società parigina devono le loro fortune ad un’originaria colpa, un delitto, un tradimento: e allora il magico e favoloso tesoro di Edmond Dantes, ovvero del Conte di Montecristo, è precisamente un oggetto favoloso: egli è il buono, nel romanzo, l’eroe della fiaba a cui gli oggetti magici, magicamente appunto, occhieggiano. Ma egli nel romanzo è il buono, forse, precisamente nella misura in cui per questo eroe tenebroso e tormentato il denaro non è altro che un mezzo, pratico o magico indifferentemente, per ottenere la sola cosa a cui tenga veramente, che, è proprio questo che lo divide dal mondo borghese con cui si scontra, non è una cosa: la vendetta.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">A questo punto voglio divagare, per non trasformare queste sensazioni di lettura in un saggio storico-sociologico-letterario-umoristico-fastidioso: procedo con assaggi progressivi, sull’onda della memoria. Queste prime righe bastino a suggerire a chi volesse che un’eventuale ricognizione della letteratura borghese e un’ulteriore (novissima?) riflessione sulla mercificazione dell’arte, sulla sua riproducibilità tecnica, sulle conseguenze che questa ha avuto per quella che ancora oggi consideriamo, forse mitologicamente, arte seria, se non può trascurare Baudelaire forse dovrebbe riconsiderarlo anche sullo sfondo di un sistema della produzione letteraria che ha partorito Dumas.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">Onda della memoria dicevo: in effetti si sente il vuoto. Una volta chiuso il libro si sente il vuoto. Non è un libretto: nella mia edizione Rizzoli sono circa 950 pagine, conseguentemente il tempo di lettura è anche fisicamente condizionato in una postura necessaria: io ho scelto, sdraiato su un fianco, libro appoggiato al letto: fianco destro pagine pari, sinistro per le dispari. Almeno ho evitato le piaghe di decubito. Ma è la folla folle di personaggi che manca: perché nel Conte, che resta un romanzo al di qua del disincanto della modernità, incredibilmente le considerevoli distanze del Mediterraneo, Roma, Parigi, Marsiglia, vengono annullate nel sogno di una buona società che, crema del mondo, come tale si riconosce ovunque nel segno di una fratellanza del privilegio: non si spiega altrimenti l’intrigante ricerca del successo mondano del Conte, che altro non è poi – il lettore gode in questo romanzo nel saperne sempre di più dei suoi personaggi! – che il presupposto per la vendetta. E allora si resta storditi da questo continuo scomparire e ricomparire di personaggi, dallo scoprire collegamenti impossibili tra minuscoli fatti riferiti di passaggio e sconvolgenti rivelazioni, e infine, con gusto popolaresco, improbabili agnizioni (mai comiche, per altro), intrecci al di là di ogni logica, in fondo, ma a cui forse siamo sempre più abituati da quel gusto discutibile delle telenovele e fiction televisive.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">Certo, i dialoghi sono la quintessenza del commerciale, qui: Dumas, come si sa, scriveva un tanto al rigo, quindi aveva ogni interesse ad allungare di riga in riga i dialoghi, borghesemente aumentando la rendita dei tempi di produzione. E ovviamente la psicologia, che peraltro non esisteva ancora, e lo studio del carattere – essenziale ad esempio nella Signora Bovary – sono schematici, talvolta grotteschi specie nei personaggi più umili, rozzi e fin’anche volgari. Ma proprio <st1:personname productid="la Signora Bovary" w:st="on"><st1:personname productid="la Signora" w:st="on">la Signora</st1:personname> Bovary</st1:personname> ci mostra che lo stile, raffinato quanto si vuole, ai limiti dell’ossessione per Flaubert, non può nascondere il fatto che il soggetto di un’arte borghese resta limitato inesorabilmente alla sfera del volgare: volgare esistenziale, direi, se non fosse che la parola volgare rammenta fin troppo l’umiltà popolaresca che ormai è perduta (pasolinianamente).</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">Eppure il romanzo piace: acchiappa, direi. Trascina, come un fiume in piena.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">E mi piace pensare che questo senso di essere trascinati da un fiume inarrestabile mi restituisca almeno in parte la fiducia cieca di un’epoca che, allenandosi per l’epoca bella di inizio novecento, dovette poi svegliarsi nell’incubo tutto industriale – e spietatamente borghese – delle guerre mondiali e dei traumi del secolo breve: fiducia cieca in cui inspiegabilmente sembriamo tuttavia ancora dibatterci ogni volta che, ad esempio, ecologicamente cerchiamo scampo in future invenzioni e scoperte, in ascese marziane made in NASA, etc etc, chiudendo gli occhi di fronte al fatto che ogni possibile sopravvivenza ricade essenzialmente nella critica del nostro modo di vivere, cioè di condurre l’esistenza ma anche di sognarla, possibilmente da svegli.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">E quindi, in questa delirante recensione, ritrovo un po’ del delirio di tematiche che si aggirano nel romanzo, dove c’è veramente di tutto: amori infelici, vendette lentamente elaborate e portate a compimento con gelida crudeltà, morti meschine, viaggi avventurosi, avventure di mare e di salotto.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">Due ultime annotazioni mi salgono alle dita: romanzo borghese, ho detto: romanzo in cui assistiamo alla morte di Dio, se veramente poteva essere commerciale e popolare una storia in cui il protagonista, al di là di qualche battuta consolatoria, si sostituisce lucidamente a Dio: non consoli il finale del romanzo, nel quale la disperata vendetta del Conte ammette un lieto fine sotto forma di migrazione con la bella principessa turca: quel che il romanzo dice, in fondo, è semplicemente: se hai un capitale sufficiente, anche i beni immateriali saranno in tuo possesso.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">Ovvero: i soldi non fanno la vendetta/felicità, ma di certo aiutano.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">E, ultima postilla, mi piace ripensare al giorno dell’arresto di Dantes: il giorno del suo fidanzamento viene precipitato nelle segrete del castello di IF per aver preso parte ad un intrigo napoleonico di cui egli, da povero marinaio qual era, nulla poteva sapere né capire.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">Vorrei poter parlare della fragilità di ogni felicità umana, ma oggi mi viene solo da pensare che soltanto i poveri debbono temere la giustizia, non solo divina, ma anche quella umana officiata nei limiti dello stato borghese quale lo conosciamo. Gli altri, se hanno capitali sufficienti, possono tranquillamente sollevare obiezioni costituzionali, procurarsi leggi personalizzate, rifiutarsi semplicemente di comparire davanti ai giudici, che ritornano ad essere con capriola mistica, esseri umani capaci di errare per volgari passioni politiche (sbagliate).</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">Ancora una volta quindi il Conte ci dice: badate, chi ha denaro in questo mondo è già al di là del bene e del male. E per quanto si circondi di ogni lusso, e di una bella principessa, ha perduto forse il senso di una felicità umanamente possibile.</span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Helvetica Neue', Arial, Helvetica, sans-serif;">E adesso: cena e grappa.</span></div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-81717588804477723992010-11-06T17:02:00.000+01:002010-11-06T17:02:11.096+01:00Ricordando l'ortica.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7xTFwh4gBmsOPCnljd4tgzlskv7UgiXZsQftOVILVQqLh86nexxFEhLBlJq8foUSu-uYSAw0-u35_2_MTpVTaofQaS6uz3k4-_iB0UETQf5gdTm4V2E7q3n9s6tD218GB5v3VYgYhQz5Q/s1600/ortica.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7xTFwh4gBmsOPCnljd4tgzlskv7UgiXZsQftOVILVQqLh86nexxFEhLBlJq8foUSu-uYSAw0-u35_2_MTpVTaofQaS6uz3k4-_iB0UETQf5gdTm4V2E7q3n9s6tD218GB5v3VYgYhQz5Q/s400/ortica.jpg" width="400" /></a></div><br />
Sono naufragato nei tuoi occhi<br />
mentre percorrevo una strada<br />
stracolma di parole d'amore:<br />
tu hai tirato sale nei miei occhi<br />
scuotendo i tuoi come stupita<br />
della tua intrepida pesca.<br />
<br />
Oggi non sai più se torni od esca<br />
da questo tuo liquido mondo sdrucciolo<br />
dove m'annuvolo talvolta e scivolo.<br />
<br />
Il tuo sale bruciava volteggiando via<br />
dai tuoi capelli dalle punte dei tuoi seni<br />
accecando i miei occhi che non sapevano<br />
distinguere né porre confini.<br />
<br />
E io ripenso oggi all'ortica, mia amica:<br />
oggi che penso alla morte e alle torte<br />
di mele, di sere andate buone per accendere<br />
gli occhi - ma dei ricordi, di tanti ricordi,<br />
mi accorgo che ho imparato a scordare tutto<br />
che in fondo l'esperienze non esprimono più niente<br />
o quasi, un riflesso opalescente di qualcosa<br />
praticamente inconsistente -<br />
proprio oggi, nel mezzo del cammina di nostra vita,<br />
mia dolce infinita amica, ripenso all'ortica.<br />
Avevo i calzoni corti, e jeans tagliati a forbice,<br />
da vero maschio di un metro e mezzo,<br />
e, di solito per recuperare un pallone, ma anche<br />
per semplice imperizia o ingenuità,<br />
nell'erba che sembra tutta uguale<br />
- chi distingue più come certi vecchi,<br />
questo si mangia, questo no: abbiamo ceduto<br />
la saggezza per un barlume di libertà -<br />
spuntava improvvisa ed imprevista<br />
una feroce ortica.<br />
<br />
E poi a farne mazzetti come fruste<br />
per giocare a farci male, anche.<br />
<br />
Ripenso al bruciore.<br />
Prima sui polpacci. Verso le ginocchia.<br />
E forse anche le mani, gli avanbracci.<br />
Onde di prurito che diventa quasi dolore.<br />
<br />
Così lo ricordo.<br />
E tu che mi hai gettato sale negli occhi<br />
quando sono emerso tra i miei sbuffi<br />
d'annegato: ora sai il bacio dell'ortica<br />
sulle cosce, lungo la tua schiena,<br />
a sfiorarti il collo, le spalle,<br />
brividi persistenti oltre il normale.<br />
<br />
Eppure, quel corpo che, in un gioco<br />
di veleno, si tingeva di rosso<br />
aveva sangue per farne di cose.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Amare l'amore o d'amare more<br />
il sapore? Equilibristi<br />
in distanti momenti intimistici:<br />
mistici nel corpo teso che esplode<br />
nel rumore dell'ore, nell'ode<br />
a questo strampalato amore.<br />
<br />
Dov'è l'equilibrio?<br />
Nella reciprocità in bilico<br />
tra rispetto e libertà?<br />
Nella fedeltà o nell'idea di quello che sarà?<br />
E i folletti ci mettono un carico<br />
da una parte e dall'altra della bilancia:<br />
lentamente l'amore prende la rincorsa<br />
e rapidamente poi si slancia.<br />
D'altra parte lentamente la borsa<br />
è aperta e il contenuto inevitabilmente<br />
inventariato e contato.<br />
<br />
La felicità è una cosa che si sconta<br />
e si paga sul momento: non si fa credito.<br />
Il debito diventa l'onta<br />
patita: ma non esiste colpa:<br />
non si tolgono alcune macchie dal vestito<br />
senza alterare il tessuto.<br />
Senza modificare irrimediabilmente il vissuto.<br />
E aspettare domani, o dopodomani<br />
per goder delle tue mani<br />
vorrei dire: aspetterò sempre<br />
su questa panchina.<br />
E persin l'attesa mi sarà divina.Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-32863674478237386862010-10-05T11:44:00.000+02:002010-10-05T11:44:39.414+02:00Pupazzi di neve<div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">PUPAZZI DI NEVE</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghqMKW8pj0i7KMsXE269B458adhDHO_KI-J2OfhndhtQRv-H1OHwT2Wl-aat-tm4izxhX2xe4a_MU2sctE6xLzOhYFZ9BVqB2wi-Y5uwi3fn5ZqvcxGd-M-0C2o-NO9MZjMtLc66Zj67JQ/s1600/pupazzo-di-neve.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: left;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghqMKW8pj0i7KMsXE269B458adhDHO_KI-J2OfhndhtQRv-H1OHwT2Wl-aat-tm4izxhX2xe4a_MU2sctE6xLzOhYFZ9BVqB2wi-Y5uwi3fn5ZqvcxGd-M-0C2o-NO9MZjMtLc66Zj67JQ/s320/pupazzo-di-neve.jpg" width="316" /></a></div><div style="text-align: left;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Di notte nel bosco c’è un uomo di neve</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Ch’è triste e che piange, e un poco si squaglia</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Perché finisce l’inverno di gelo, e deve</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Al più presto scappare, perché ha una taglia</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Sulla sua testa fredda di uomo di neve</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">E deve fuggire che arriva l’estate</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">E sbocciano le foglie e i bimbi certe sere</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Mentre risuonano le fucilate</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Di un sole che ride cattivo, crudele</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Di un caldo assassino e una commozione</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Involontaria e innaturale. Intanto le mele</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Hanno già una loro idea di maturazione.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Mi sciolgo, mi squaglio, si ripete</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">E un pettirosso si siede sul suo naso</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Che crolla. Mettetemi al fresco.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Ora è acqua nelle sorgenti cieche</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">S’è sciolto e sarà uno spruzzo in un vaso.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;">Scusate il finale così libresco.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6IL4Ro8Wh8TVwAVoBk6Mh6nkdHWmSQ70gcjzDAnRQtxq_ithhgEFX1OU8fRLfkWbCRFSY8BTeK-4GCtQgOsaht7AfRAOCG3EbI1yUmF-4yAE8ANdUwGcLl28F8yJA_Xb8SGmDdknSJSP8/s1600/neve-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6IL4Ro8Wh8TVwAVoBk6Mh6nkdHWmSQ70gcjzDAnRQtxq_ithhgEFX1OU8fRLfkWbCRFSY8BTeK-4GCtQgOsaht7AfRAOCG3EbI1yUmF-4yAE8ANdUwGcLl28F8yJA_Xb8SGmDdknSJSP8/s640/neve-2.jpg" width="640" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0,67cm; text-align: left;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-23583880876247137242010-09-19T11:57:00.000+02:002010-09-19T11:57:24.107+02:00Campo dei fiori in un giorno d'estate.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirQvt7cBUCNpnaakVbgebw9im2dWmi8rB_ZBebngC-Ya-PddGdoUMT8zzZGngaBAjLJMKguxRNCqCMx75mU1E4kG5IDSfTxY3K-K3K4moIusDyFpyGcBP7b_T6VEZ5dsgE44LbdBaUxpX_/s1600/GIORDANO_BRUNO_01jpg.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirQvt7cBUCNpnaakVbgebw9im2dWmi8rB_ZBebngC-Ya-PddGdoUMT8zzZGngaBAjLJMKguxRNCqCMx75mU1E4kG5IDSfTxY3K-K3K4moIusDyFpyGcBP7b_T6VEZ5dsgE44LbdBaUxpX_/s320/GIORDANO_BRUNO_01jpg.jpg" width="309" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">“Campo coi Fiori”</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Le signorine piccine sono minime </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Farfalline da appendere ai chiodi: il concetto</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Di infinito apre gli infiniti mondi e allora</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Tu infinitamente vai e torni. L’amore</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Si gusta meglio alla fine di un bilancio fallimentare:</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">ma se infinitamente ti conosco nei tuoi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">occhi di bosco e bui, abituati al lavoro: vedo</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">saltare per aria il decoro </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">nelle tue tette nane, nelle tue sottane</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">che sollevi di scatto fino alle stelle,</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">dove la statua che è morta qui davanti</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Bruciando lascia cenere e fumo.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Quando le gambe schiudi suona l’alba</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Come il gong del pugile suonato, stonato</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Dormo appeso ai tavolini, alle sedie,</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">lontano i campi ondeggiano al vento nel grano</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">e piano dorme il formicaio su cui passo:</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">il ghiaccio che muore gocciolando e una boccia</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">dove in compagnia di pesci troppo strani mi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">rinfresco nella birra, nei sogni lontani;</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">ma il tempo infinitamente rincorrendosi porta</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">dispersi velieri su strette gonne</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">a naufragare qui dove si frantumano</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">i ghiacciai. E Bruno dorme appeso</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">e spia così come guardo io andar via</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">i miei spiccioli di sogni le carte della nostalgia</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">per tutto questo infinito incominciare</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">il disagio delle vite che mi mescolano nelle sviste</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">nella vista della statua che adesso sono</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">infinitamente leggero e oltre, sempre</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">portato via sprofondando annaspando lunghi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">deserti di impauriti animali nelle tue orbite</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">aggirandomi come un cane di notte</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">sul tuo collo e i tuoi vividi lividi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">brucio nel vento contento: bruno</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">come un orso sono volato voltando le foglie</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">nell’azzurro del cielo, uno straniero</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">dentro di me diventa me mentre</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">infinitamente comincio a fermarmi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">in questa festa soffusa in questa illusa</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">resa, deponendo le armi: bruciatemi pure</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">regalando alla mia confusa esibizione</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">le sane verdure del mio cuore</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">infinitamente in amore. </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-49150295682518282292010-09-19T11:53:00.000+02:002010-09-19T11:53:36.424+02:00Chi vuole pecorino?<div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">"Chi vuole pecorino?"</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Chi vuole un grappino, chi vuole un salatino</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">chi vuole un neutrino, chi vuole capire un bambino?</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Chi vuole persino, che vuole un soldino</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">che vuole un secondino, che vuole percorrere il cammino?</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Chi vuole un bambino, chi vuole un tombino</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">chi vuole un casino, chi vuole ballare al mattino?</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Chi vuole un fratino, chi vuole un fratellino</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">chi vuole Plotino, chi vuole montare un fantino?</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Chi vuole un delfino, chi vuole un pinguino</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">chi vuole l'uomo carino, chi vuole cominciare il casino?</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Chi vuole un ombrellino, chi vuole un saltino</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">chi vuole un cotechino, chi vuole mangiare un pochino?</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIrkroIvVmqownT435QTaPetxfoEkRM6D62QrDEUd-Tp-yrAhz2ihhy_eWIDVHJwIOw2rah5xJHGTPfeQ8AGYgyGC8NMErIcdpo1Y_uogtfb43BqLOE2G_SQKc0CtsPpEYlRSk6MJYrPuO/s1600/pecorino_sardo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIrkroIvVmqownT435QTaPetxfoEkRM6D62QrDEUd-Tp-yrAhz2ihhy_eWIDVHJwIOw2rah5xJHGTPfeQ8AGYgyGC8NMErIcdpo1Y_uogtfb43BqLOE2G_SQKc0CtsPpEYlRSk6MJYrPuO/s320/pecorino_sardo.jpg" width="320" /></a>Un verso diverso: </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">non è detto che la puttanesca mi riesca.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Quel che è detto è fatto: quel che è fatto è detto:</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">perfetto è solo il difetto.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Chi vuole, pecorino?</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-23109186663072772612010-09-11T15:01:00.001+02:002010-09-11T15:20:06.859+02:00L'ammazzatopi.<span class="Apple-style-span" style="color: #333333; font-family: 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 11px; line-height: 16px;"></span><br />
<div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Cerco il tropo giusto per cantare il topo</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">che ha pagato cara una cagata</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">tra le mie posate riposate.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Della sua insistenza mi domando lo scopo</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">come di questa mia cantata improvvisata:</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">spaventare donne non sposate?</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Attaccarci malattie mortali</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">a noi malati morali?</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Rubarci, spendendo tutto il suo coraggio,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">una misera crosta di formaggio?</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Scaldarsi dentro un vecchio divano?</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Mi domando ancora: cosa c'è di vano?</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Esiste il veleno, da signora borghese,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">che muore stretta nelle spese,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">esiste la scopa che non coglie nel segno,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">delle fughe mi sfugge il disegno;</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">esiste, come un cartone animato, la trappola a molla</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">ma veramente fatale fu solo la colla.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Non è mai detto che l'esca riesca</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">nel suo intento: come questo componimento:</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">né formaggio né salame hai apprezzato davvero</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">e neppure un biscotto, né spezzato né intero.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Nel silenzio della notte tu andavi </span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">a cercare una misera penna Barilla</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">che avevi rubato e scordato nella fuga.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Tu, preda del gatto come i tuoi avi,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">per una pasta industriale, l'ultima stilla</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">di vita hai dato alla colla che asciuga.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">E io, uomo elevato, scopro la preda</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">in te, la natura in me: la morte</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">è un gesto di pietà: la libertà</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">che ho si esaurisce nel gesto che seda.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">La pasta Barilla e il topo che strilla: tale la sorte.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Sei scappato, ti sei arrampicato, hai lottato,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">hai cercato, hai tentato, hai saltato, hai scalato,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">hai morsicato, hai scalciato, hai...</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">ti sei trascinato nell'angolo buio</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">per morire da solo, impastato </span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">come oggi mi sento impastato io</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">negli impicci di questa vita di casa soldi lavoro.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Nella lotta i due lottatori sono pari e si corrispondono</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">in coraggio e dignità: solo questo permette la lotta.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Ho vinto: in casa ritorna la quiete chimica del detergente,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">dell'amica ammoniaca. Non avevamo scelta, come sempre.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Io uomo libero mi scopro determinato esattamente come te.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">E tu, finendo solo per sbaglio nella trappola, </span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">ti sei dimostrato sveglio e prudente: eri un topo</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">evidentemente</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">che aveva imparato che il formaggio non cresce sul pavimento,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">né i biscotti né il salame, e questa è sempre una buona lezione.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Porto in te il tuo grido che è anche mio.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">Se la morte è una faccenda di dignità,</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: medium;">sorcetto mio, mi hai insegnato cos'è la libertà.</span></span></div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-36326247754579526662010-08-13T17:54:00.001+02:002010-08-13T17:54:02.154+02:00Manifesto degli insegnanti<div class="content-header" style="color: #050000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; height: 42px; line-height: 20px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 10px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 10px;"><h1 class="contentheading" style="display: block; float: left; font-size: 26px; font-weight: bold; letter-spacing: 0px; line-height: 36px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 61px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 6px; text-transform: none; vertical-align: middle; width: 431px;">Il manifesto</h1><div class="both" style="clear: both; font-size: 1px; height: 0px; line-height: 1px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"></div></div><div class="article-adds" style="clear: both; color: #050000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><div class="art-nfo" style="color: #cccccc; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; width: 616px;"></div><div class="both" style="clear: both; font-size: 1px; height: 0px; line-height: 1px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"></div></div><div class="main-content-item" style="color: #050000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">1. Amo insegnare. Amo apprendere. Per questo motivo sono un insegnante.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">2. Insegnerò per favorire in ogni modo possibile la meraviglia per il mondo che è innata nei miei alunni. Insegnerò per essere superato da loro. Il giorno in cui non ci riuscirò più cederò il mio posto ad uno di loro.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">3. Insegnerò mediante la dimostrazione e l'esempio, il riconoscimento dei miei errori illuminerà il mio percorso.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">4. Accompagnerò i miei alunni alla scoperta della realtà che li circonda, assecondando e stimolando in ognuno di loro la curiosità e la ricerca, le domande e la passione.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">5. Non potendo trasmettere ai miei studenti la verità, mi adoprerò affinché vivano cercandola.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">6. Incoraggerò nei miei studenti l’impegno e la volontà di migliorarsi costantemente e di non rassegnarsi mai di fronte alle difficoltà. Io stesso provvederò a formarmi e aggiornarmi continuamente.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">7. Farò in modo che la scuola sia il mondo, e non un carcere.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">8. Non trasmetterò ai miei studenti saperi rigidi e preconfezionati. La mia visione del mondo mi guiderà, ma non sarà mai legge per loro. Il dubbio e la critica saranno i pilastri della mia azione educativa.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">9. Promuoverò lo studio per la vita e contrasterò lo studio per il voto.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">10. Raccoglierò elementi di valutazione, rifiutando approcci semplicistici e meccanici che non tengano conto delle situazioni di partenza, dei progressi, dell’impegno e della crescita complessiva del singolo alunno.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">11. Lotterò affinchè la scuola sia la scuola di tutti, la scuola in cui ogni studente possa apprendere seguendo tempi e tragitti individuali. Farò in modo che i miei studenti mi scelgano e non mi subiscano.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">12. Aiuterò i miei alunni a illuminare il futuro leggendo il passato e vivendo in pienezza il presente. Li aiuterò a stare nel mondo così com'è, ma non a subirlo lasciandolo così com'è.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">13. Resterò fedele a questi punti in ogni momento della mia azione educativa, pronto ad affrontare e superare tutti gli ostacoli formali e burocratici che si presenteranno sulla mia strada.</span></span></div></div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-76420200841878795322010-08-13T17:53:00.002+02:002010-08-13T18:04:43.488+02:00Manifesto degli insegnanti<div class="content-header" style="color: #050000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; height: 42px; line-height: 20px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 10px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 10px;"><h1 class="contentheading" style="display: block; float: left; font-size: 26px; font-weight: bold; letter-spacing: 0px; line-height: 36px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 61px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 6px; text-transform: none; vertical-align: middle; width: 431px;">Il <a href="http://www.manifestoinsegnanti.it/">manifesto</a></h1><div class="both" style="clear: both; font-size: 1px; height: 0px; line-height: 1px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"></div></div><div class="article-adds" style="clear: both; color: #050000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><div class="art-nfo" style="color: #cccccc; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; width: 616px;"></div><div class="both" style="clear: both; font-size: 1px; height: 0px; line-height: 1px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"></div></div><div class="main-content-item" style="color: #050000; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">1. Amo insegnare. Amo apprendere. Per questo motivo sono un insegnante.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">2. Insegnerò per favorire in ogni modo possibile la meraviglia per il mondo che è innata nei miei alunni. Insegnerò per essere superato da loro. Il giorno in cui non ci riuscirò più cederò il mio posto ad uno di loro.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">3. Insegnerò mediante la dimostrazione e l'esempio, il riconoscimento dei miei errori illuminerà il mio percorso.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">4. Accompagnerò i miei alunni alla scoperta della realtà che li circonda, assecondando e stimolando in ognuno di loro la curiosità e la ricerca, le domande e la passione.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">5. Non potendo trasmettere ai miei studenti la verità, mi adoprerò affinché vivano cercandola.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">6. Incoraggerò nei miei studenti l’impegno e la volontà di migliorarsi costantemente e di non rassegnarsi mai di fronte alle difficoltà. Io stesso provvederò a formarmi e aggiornarmi continuamente.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">7. Farò in modo che la scuola sia il mondo, e non un carcere.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">8. Non trasmetterò ai miei studenti saperi rigidi e preconfezionati. La mia visione del mondo mi guiderà, ma non sarà mai legge per loro. Il dubbio e la critica saranno i pilastri della mia azione educativa.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">9. Promuoverò lo studio per la vita e contrasterò lo studio per il voto.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">10. Raccoglierò elementi di valutazione, rifiutando approcci semplicistici e meccanici che non tengano conto delle situazioni di partenza, dei progressi, dell’impegno e della crescita complessiva del singolo alunno.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">11. Lotterò affinchè la scuola sia la scuola di tutti, la scuola in cui ogni studente possa apprendere seguendo tempi e tragitti individuali. Farò in modo che i miei studenti mi scelgano e non mi subiscano.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">12. Aiuterò i miei alunni a illuminare il futuro leggendo il passato e vivendo in pienezza il presente. Li aiuterò a stare nel mondo così com'è, ma non a subirlo lasciandolo così com'è.</span></span></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 8px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 8px;"><span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">13. Resterò fedele a questi punti in ogni momento della mia azione educativa, pronto ad affrontare e superare tutti gli ostacoli formali e burocratici che si presenteranno sulla mia strada.</span></span><br />
<span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><br />
</span></span><br />
<span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><br />
</span></span><br />
<span style="font-family: 'book antiqua', palatino; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span style="font-size: large; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Per altre informazioni: <a href="http://www.manifestoinsegnanti.it/">www.manifestoinsegnanti.it</a></span></span></div></div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-44045451913722867932010-08-11T18:09:00.000+02:002010-08-11T18:09:41.108+02:00Ryszard Kapuscinski, In viaggio con Erodoto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggyUkRq61LL-6E8gC9ElFBLMYOn5L5_QwEhkHeeZA5fQ2ZTLpzT8CVOh-JnxKHICOpiVclDe31JtFL_m1N6wIUnote0mfbOGb20dRGbbhCIvVym9tILaG5t4mRClt15qVh8coeEOfaZxla/s1600/in-viaggio-con-erodoto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggyUkRq61LL-6E8gC9ElFBLMYOn5L5_QwEhkHeeZA5fQ2ZTLpzT8CVOh-JnxKHICOpiVclDe31JtFL_m1N6wIUnote0mfbOGb20dRGbbhCIvVym9tILaG5t4mRClt15qVh8coeEOfaZxla/s400/in-viaggio-con-erodoto.jpg" width="255" /></span></a></div><br />
<br />
<div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ryszard Kapuscinski, "In viaggio con Erodoto"</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ho appena terminato la lettura di questo libro: lo consiglio immediatamente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">E' scritto male, questo è il punto. E' un libro squilibrato e scentrato, sembra una bicicletta a cui andrebbero tirati i raggi, ma per fortuna è questo il bello.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Sembra quasi di leggere veramente una specie di diario: la biografia, l'appunto personale, si intreccia al rapporto con le "Storie" di Erodoto. </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ultimamente mi sento sempre più attratto verso questo genere di libri in cui manca l'ossessione per il bilanciamento formale e si lascia spazio per l'appunto, l'annotazione, l'intuizione e lo schizzo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Il punto che tiene in piedi il libro è la figura del reporter: come Kapuscinski apprende ad essere reporter - e verso la fine del libro lo seguiremo addirittura dietro ad uno scoop grazie alla soffiata di un ambasciatore ribelle - così Erodoto è riletto, a mio parere in modo convincente, come reporter dell'antichità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Siccome mi sembra quel genere di libro che non entra mai nelle scuole, ove si costudisce la lanterna spenta del formalismo classicheggiante, mi piacerebbe leggerne stralci in classe, e così li riporto qui, a mo' di antipasto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Uno dei problemi fondamentali per un reporter è la differenza culturale: nell'autore questo significa fare i conti con il marchio di essere reporter "comunista" in quanto polacco: ecco come se ne rende conto durante il suo scalo a Roma, durante il primo viaggio fuori dalla Polonia della sua vita: </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>"Cominciai a girare per i negozi scortato dalla moglie di Mario. Per me quelle spedizioni erano vere e proprie scoperte. Tre cose, soprattutto, mi lasciavano di stucco. La prima, che i negozi fossero pieni, anzi rigurgitassero di merci ammassate su ripiani e banconi straripanti in torrenti colorati sui marciapiedi, le strade e le piazze. La seconda, che le commesse non stessero sedute ma in piedi, gli occhi fissi sulla porta d'ingresso. Era strano che restassero in piedi in silenzio invece di sedersi a chiacchierare tra loro. Le donne hanno sempre tante cose da dirsi: litigi con il marito, problemi con i bambini, i vestiti da mettersi, la salute, l'arrosto bruciato. Quelle là, invece, davano l'impressione di non conoscersi e comunque di non avere nessuna voglia di chiacchierare. La terza sorpresa stava nel fatto che i commessi rispondessero alle domande che ricevevano. Rispondevano con frasi complete e, alla fine, ti dicevano anche: grazie!</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>[...]</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>La sera mi azzardai a uscire da solo. Il mio albergo doveva trovarsi in una zona centrale, perché dalla vicina stazione Termini, lungo via Cavour, raggiunsi piazza Venezia per poi, attraverso vicoli e vicoletti, tornare nuovamente alla stazione. Non degnavo di un'occhiata le architetture, le statue e i monumenti: mi affascinavano soprattutto i bar e i caffé. I marciapiedi traboccavano di tavolini con gente seduta a bere e chiacchierare, o semplicemente a guardare i passanti. Dietro stretti e alti banconi i barman mescolavano bevande, preparavo cocktail, servivano caffè. Dappertutto si aggiravano camerieri, portando calici, tazze, bicchieri, con un abilità da giocolieri: l'unica volta che avevo visto qualcosa di simile era stato in un circo sovietico...</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>Adocchiato un tavolino libero in uno dei bar mi sedetti e ordinai un caffè. Dopo qualche tempo mi accorsi che la gente mi sbirciava di sottecchi: indossavo un abito nuovo, con una candida camicia italiana e una cravatta a pois, ma evidentemente il mio aspetto, i gesti, il modo di stare seduto e di muovermi bastavano da soli a tradire la mia provenienza da un altro mondo. [...] Il vestito nuovo non riusciva a nascondere la mia formazione e il mio marchio d'origine. Mi trovavo in un mondo stupendo ma, come mi faceva notare quella gente, lì dentro ero un elemento estraneo."</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Viaggiare significa lasciare che le culture si incontrino: per questo serve un terreno comune, e lavoro e fatica. Serve, ci spiega K., soprattutto capire la lingua dei posti in cui ci si trova, ed è divertente pensare che questo giramondo abbia avuto tante difficoltà con l'inglese, come veniamo a sapere durante il suo viaggio in India: </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>"Giravo per la città annotando le scritte sulle insegne, i nomi delle merci nei negozi, le parole colte al volo alle fermate dell'autobus. Nel buio dei cinema copiavo alla cieca i sottotitoli dello schermo, per strada mi segnavo gli slogan degli striscioni portati dai dimostranti. Arrivavo all'India non attraverso le immagini, i suoni, gli odori, ma attraverso la lingua. Una lingua per giunta non originaria del luogo, una lingua estranea ed imposta dall'esterno, ma talmente radicata da diventare una chiave indispensabile, anzi da identificarsi addirittura con il paese stesso. Il primo round della mia lotta con l'India si svolse sul terreno linguistico. Capivo che ogni mondo aveva il proprio segreto e che la sola chiave per accedervi era la lingua. [...] Inoltre mi ero reso conto di un nesso tra i nomi e le cose: una volta rientrato in albergo, mi accorgevo che in città avevo notato solo ciò di cui conoscevo già il nome. [...] Avevo capito, insomma, che quante più parole avessi conosciuto, tanto più ricco, pieno e variegato mi sarebbe apparso il mondo in cui mi trovavo."</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ecco: conoscere la lingua per conoscere le cose. Qui si apre tutto un possibile discorso sulla traducibilità e sul rapporto tra le parole e le cose, ma vi rimando a semiologi più ferrati di me, che diamine, è agosto e ho voglia di leggerezza!</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ma è ora che appaia in scena Erodoto:</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>"Erodoto inizia una sua narrazione con una frase di spiegazione sui motivi che l'hanno indotto a scriverla: -Questa è l'esposizione delle ricerche di Erodoto di Alicarnasso perché le imprese degli uomini col tempo non siano dimenticate, né le gesta grandi e meravigliose così dei Greci come dei Barbari rimangano senza gloria, e, inoltre per mostrare per qual motivo vennero a guerra fra loro.-</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>In questa frase sta la chiave del libro.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>Innanzitutto Erodoto ci informa di aver condotto delle ricerche. Oggi sappiamo che vi dedicò l'intera vita. Per quale ragione? Come mai, da giovane, prese una decisione del genere? Erano indagini compiute su suggerimento o per conto di qualcuno? [...] O forse faceva tutto da solo, divorato dalla febbre del conoscere, incalzato da un'ansia inesplicabile e oscura? [...]</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>Erodoto ammette di essere ossessionato dalla memoria. Sa che la memoria è qualcosa di fragile, instabile, addirittura illusorio. [...] Senza memoria non si vive: ma la memoria, pur innalzando l'uomo al di sopra dell'animale e determinando la conformazione della sua anima, è inafferrabile e traditrice. E' questo a rendere l'uomo così insicuro di sé. -Aspetta un momento, era il...- -Ma si! E' stato nel... Aspetta, quando è stato?- Non ricordiamo più e dietro a questo non ricorda si spalanca la zona dell'ignoranza, ossia della non esistenza.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>L'uomo moderno non si preoccupa della sua memoria, attorniato com'è dalla memoria immagazzinata. Ha tutto a portata di mano: enciclopedie, manuali, dizionari, compendi. Biblioteche, musei, librerie ed archivi. Cassetta audio e cassette video. Internet. Riserve inesauribili di parole, di suoni e immagini conservate in case, magazzini, cantine e soffitte. Se è un bambino gli insegna tutto la sua maestra, se è uno studente, ricorre al professore.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>Nessuna, o quasi nessuna di queste istutuzioni esisteva al tempo di Erodoto. L'uomo sapeva soltanto ciò che la sua memoria riusciva a trattenere. Se si vuole conoscere ciò che è stato memorizzato, bisogna consultare l'uomo. Se quest'uomo vive lontano, dobbiamo metterci in cammino, raggiungerlo e, una volta trovato, sederci ad ascoltare ciò che ha da dire. E' così che nasce un reportage."</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ecco quindi: memoria, e incontro tra uomini. Sentiamo come va avanti questa descrizione di Erodoto:</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>"Erodoto quindi viaggia per il mondo, incontra altri uomini e ascolta quello che hanno da dirgli. Raccontano chi sono, narrano la propria storia. Ma come fanno a sapere chi sono? Per averlo sentito dire da altri, in primo luogo dai loro antenati. Allo stesso modo che quelli hanno trasmetto loro la propria conoscenza, loro la trasmettono ad altri. La conoscenza assume la forma dei racconti. Ci si siede attorno a un fuoco e si racconta."</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ed ecco che la memoria si appaia al fuoco, col suo eterno divenire e consumare: la narrazione è come una fenice che si consuma per poter poi rinascere.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ma in Erodoto troviamo qualcosa in più, qualcosa che appare per la prima volta e che ce lo fa studiare ancora oggi come il padre della "Storia":</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>"Ci vuole un bel coraggio, una bella consapevolezza della propria importanza e della propria missione per dichiare di stare facendo qualcosa da cui dipende che "le imprese degli uomini non siano dimenticare." </i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>Le imprese degli uomini! </i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>Come faceva a conoscere l'esistenza di una cosa del genere? Il suo predecessore, Omero, aveva descritto la storia di una sola guerra, quella di Troia, seguida dalle avventure di un viaggiatore solitario, Ulisse. Ma "le imprese degli uomini"? Siamo di fronte ad un modo di pensare nuovo, a un nuovo conceto, a nuovi orizzonti. [...] L'autore delle "Storie" esordisce subito come un visionario del mondo, un creatore capace di pensare su scala planetaria: in una parola, come il primo globalista della storia."</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">La storia è un prodotto della fantasia: esattamente come la fisica del XX secolo, nella quale prima si immaginano le cose come stanno, poi si cerca di trovare un modo per verificare se quella fantasia trovi dei riscontri. Si tratta di spostarsi ad un livello più alto, per abbracciare meglio l'insieme delle cose: e non pensiamo che per farlo basti avere l'accesso ad una quantità enorme di notizie: internet è uno strumento, ma bisogna sviluppare la capacità di utilizzare quello strumento, costruendoci sopra una cultura adatta che sia in grado di decodificare e gestire la mole di informazioni che ci arrivano dal mondo. La globalizzazione non ha ancora strutture mentali adeguate, specie per noi del mondo ricco, incapaci di accogliere e comprendere le schegge delle culture altre che entrano e reagiscono, in senso quasi chimico, con noi. Erodoto per la prima volta vede la storia come un prodotto del mondo: non più eroi, in scena, perché non è più una narrazione di persone: le persone, i personaggi, sono crtamente centrali, ma ciò che mette in moto gli eventi dev'essere da qualche altra parte. Per arrivare a spiegare che risiede nell'economia servianno un paio di migliaia di anni ancora. E non è un caso, penso, che tale allargamento di prospettiva sia avvenuto in Grecia:</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>"Erodoto era figlio della sua cultura e del clima propizio all'uomo che le aveva fatto da culla. Era la cultura delle grandi tavole imbandite, dove ci si siede in gruppo nelle calde sere estive a mangiare olive e formaggio, bere vino fresco e chiacchierare. Uno spazio non racchiuso da mura ma aperto sul mare o su un pendio montano, atto a sviluppare l'immaginazione. [...] Per esistere l'uomo aveva bisogno della presenza di un altro uomo, di vederlo e sentirlo: non si davano altre possibilità di comunicazione e quindi altre possibilità di vita. [...] Sapevano che l'Altro non era solo colui che li aiutava a procacciarsi il cibo e a difendersi dai nemici, ma anche l'essere unico e insostituibile capace di spiegare il mondo e di fare loro da guida."</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Non aggiungo parole, mi limito a saltare un po' di pagine:</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>"Erodoto è il primo a rendersi conto che la caratteristica fondamentale del mondo sta nella sua molteplicità. Tutta la sua opera sembra dire ai greci: non siamo soli, abbiamo dei vicini e questi a loro volta hanno i loro e tutti insieme popoliamo il pianeta. Per un uomo vissuto fino ad allora all'interno della sua piccola patria di cui, volendo, poteva misurare il perimetro a piedi, questa nuova dimensione planetaria della realtà era una scoperta: cambiava l'idea del mondo, conferendole nuove proporzioni e stabilendo una scala di valori fino ad allora sconosciuta. Inotre Erodoto, viaggiando e raggiungendo popoli d'ogni genere, vede e annota che ognuno di essi ha una sua sotria indipendente ma, nello stesso tempo, parallela alle altre: vede cioè che la storia dell'uomo somiglia a un calderone in continua ebollizione, dove innumerevoli particelle, rotanti ognuna nella propria orbita, si incontrano e si incrociano in una serie infinita di punti."</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Peccato che questo modo di vedere le cose sia stato spazzato via dalla storia, proprio perché la storia non si fa con i libri di storia ma con l'economia: l'imperialismo romano e il centralismo cattolico sono la sorpresa imprevedibile per Erodoto: imperialismo ben diverso da quello persiano, e da cui, secondo me, abbiamo ereditato i due millenni di storia che studiamo nelle scuole, in cui ogni anche minimo incontro con l'altro ha prodotto soltanto spargimenti di sangue.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Come concludere allora? Dov'è finito quell'atteggiamento? Bene, sembra rispondere K.: nei repoter. E in effetti a me convince: ecco cosa ricerchiamo nei suoi libri o in quelli di Terzani, tanto per fare qualche nome. Pazzi viaggiatori che fanno il surf sulle onde della maretta della storia, quella a breve termine, quella dei quotidiani e delle preoccupazioni. Eppure, dietro a tutto questo c'è la lezione storica di Erodoto: osservare, chiacchiare, ricordare. Cercare di capire, ma non cadere mai nel tranello del cowboy texano che prima spara sul muro e dopo disegna il bersaglio. </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Ecco, per concludere, un esempio di K. sul valore di questa lezione, racchiusa in poche righe che obbligherei a leggere chiunque si metta in testa di voler fare il giornalista:</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>"Camminavo per la città, depresso e furioso contro Judi. Perché mi aveva indotto a partire? Che cosa ero venuto a fare ad Algeri? Che cosa avrei scritto, come avrei giustificato il mio arrivo? [...] Il mio taccuino era intonso: niente da registrare.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>E invece proprio da quel soggiorno ad Algeri avrei imparato che, malgrado gli anni di esperienza giornalistica, stavo sbagliando tutto. Cercavo le immagini spettacolari, convinto che l'immagine potesse sostituire una comprensione più approfondita della realtà, che il mondo si potesse interpretare solo attraverso ciò che ci mostrava nell'ora della convulsione spasmodica, quando era scosso da spari ed esplosioni, avvolto dal fumo, dalle fiamme, dalla polvere e dal puzzo di bruciato; quando crollava in rovina e la gente disperata piangeva sulle spoglie dei propri cari.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>Ma come si arrivava a drammi del genere? Che cosa ci dicevano quelle scene di distruzione piene di grida e di sangue? Quali forze, sotterranee ed invisibili ma nello stesso tempo possenti ed irrefrenabili, le avevano causate? Rappresentavano la fine del processo, o non ne erano che l'inizio, il preannuncio di ulteriori sviluppi, generatori di conflitti e tensioni? E chi li avrebbe seguiti, questi ulteriori sviluppi? Non certo noi, corrispondenti e reporter: appena sulla scena degli eventi si seppellivano i morti, si sgombravano le strade dalle carcasse delle macchine incendiate e dalla vetrine rotte, noi giornalisti facevamo fagotto e proseguivamo verso luoghi dove si incendiavano macchine, si spaccavano vetrine e si scavavano fosse per i caduti. [...]</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><i>Non potendo descrivere i carri armati, le auto incendiate e le vetrine infrante che non avevo visto, e volendo tuttavia giustificare il fatto di essere venuto ad Algeri, decisi di ricercare i retroscena e le molle segrete del colpo di stato per scoprire che cosa vi si nascondesse dietro e che cosa volesse dire. Il che significava parlare, osservare le gente e il luogo, leggere. In poche parole, cercare di capirci qualcosa."</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Cercare di capirci qualcosa: Erodoto ancora oggi ci dimostra che spenderci anche una vita intera può sempre valerne la pena. </span></div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-11234380428326806462010-08-09T20:13:00.000+02:002010-08-09T20:13:33.340+02:00Hans Christian Andersen, Lo specchio fantastico<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuMvP165kVevkhyphenhyphendqh122IjmZWadcUEpVcd8D19eNa7UaWguh_XcTQSKe3tfrLcscySBcehwGiuBSYTbLYFJy672-OWPQ3ZxXjVv_tE868Ybu1oHwzd_dCaezEkA1FvqM3V7gr50uJDP8T/s1600/lo+specchio+fantastico.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuMvP165kVevkhyphenhyphendqh122IjmZWadcUEpVcd8D19eNa7UaWguh_XcTQSKe3tfrLcscySBcehwGiuBSYTbLYFJy672-OWPQ3ZxXjVv_tE868Ybu1oHwzd_dCaezEkA1FvqM3V7gr50uJDP8T/s400/lo+specchio+fantastico.jpg" width="400" /></a></div><br />
<div style="text-align: justify;">Di ritorno dalle esigue ferie segnalo questo libro: devo però immediatamente avvertire che è un fuoricatalogo, pur essendo edito nel 2003. </div><div style="text-align: justify;">La cosa che più mi ha colpito sono gli acquarelli della Archipova, che colgono ed esaltano le fiabe di Andersen qui raccolte.</div><div style="text-align: justify;">Cosa c'è da dire su questo libro?</div><div style="text-align: justify;">A me sembra che sia sempre doveroso consigliare la lettura delle fiabe di Andersen, ma meglio anche di qualunque fiaba, a chiunque ci capiti a tiro. Questo per una serie di ragioni.</div><div style="text-align: justify;">Comincio accampando una frettolosa diagnosi storica: lo smarrimento dalla capacità di narrare fiabe mi sembra essere l'allegoria perfetta di una crisi storica patita tra XVIII e XIX secolo, momento storico in cui, al di là delle vicende storiche, per la prima volta l'uomo perde il contatto con gli elementi più "naturali" del suo essere, bollati una volta per tutte come superstizioni. Penso setmpre più spesso che gli illuministi abbiano buttato il bambino con l'acqua sporca, anche se non bisogna dimenticare tutte le attenuanti storiche del caso. Comunque rimando rapidamente al saggio di Benjamin su Leskov per chiarire l'opposizione tra "racconto" come si è venuto a definire nell'800 e "narrazione".</div><div style="text-align: justify;">E proseguo godendomi il rosso tramonto di Roma.</div><div style="text-align: justify;">Leggere le fiabe rappacifica con le strutture elementari della narrazione: questo è sempre più utile visto che viviamo un'epoca in cui la sobrietà "classica" ed una spontanea semplicità sono spesso scalzate via dalla ricerca di strutture elaborate e colpi ad effetto. Con buona pace di formalisti russi e strutturalisti francesi, le fiabe ci ricordano che non serve strafare per dire qualcosa, a patto di avere qualcosa da dire, e questo qualcosa da dire non appartiene affatto all'autore ma al "naturale" decorso della fiaba stessa: decorso che è soprattutto implicitamente psicologico. In questo senso la fiaba ha ancora il potere di avvicinare ad una "religiosità" perduta, ad un folklore, ad un romantico spirito del popolo, ad una cultura non idealizzata né assolutizzata: parlo di religiosità in un senso che dovrebbe essere metto dialettica opposizione con l'affermarsi delle "religioni dello spettacolo" monoteiste.</div><div style="text-align: justify;">Leggere una fiaba ci riconcilia dapprima con il gusto di leggere una storia, che è un gusto paragonabile a quello che si prova nel mangiare un frutto senza neppure lavarlo: ma poi una fiaba ci offre la possibilità di affrontare con simbolica delicatezza alcune questioni fondamentali ed eternamente operanti almeno quanto eternamente rimosse: egoismo vitale, bisogno d'amore, capricci di felicità.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Non volevo certo imbastire un trattato sul fiabesco: certo consiglio a chiunque si interessi di lettura o scrittura, per non parlare di insegnamento, di cercare qualcosa sul genere, visto che è stato già affrontato sotto molteplici aspetti, dallo psicanalitico al formalista.</div><div style="text-align: justify;">Quello che in realtà mi ha spinto a recensire proprio questo libro è il fatto che ci siamo incontrati su una bancarella di un mercato ben poco libresco: ho così potuto comprare per 2 euro questo piccolo gioiellino, che se ne stava incastrato tra un infradito e le mozzarelle di bufala.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">A volte l'occasione rende l'uomo ladro: altre volte l'occasione offre gustose ed economiche letture.</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-58576579153945147622010-07-30T23:33:00.000+02:002010-07-30T23:33:29.633+02:00Notte di pioggia.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_Ofz7MCZm9FiyeS_hniF0y6ImblJSEVYtDQlJBvP_6gQ4AnmUIjtAhSvt1mQFURiMRGI1AHMzVHmXbPoID3EIKp005E_cpXD2ytB0ke-jHbDvb3nNZuoV04KlugybGxW9Htx4i7o3FHNy/s1600/majakovskij1.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_Ofz7MCZm9FiyeS_hniF0y6ImblJSEVYtDQlJBvP_6gQ4AnmUIjtAhSvt1mQFURiMRGI1AHMzVHmXbPoID3EIKp005E_cpXD2ytB0ke-jHbDvb3nNZuoV04KlugybGxW9Htx4i7o3FHNy/s400/majakovskij1.jpeg" width="291" /></a></div><br />
Notte.<br />
Pioggia. Pioggia forte, orizzontale, ad allagare casa attraverso le finestre. Schiaffi. Testa nel ghiaccio.<br />
Notte, dopo giorni di parole scortecciate, sbrindellate, ficcate nella gola, senza deglutire mai. Fantasmi annidati sotto il sole accecante, che morde i talloni e mette voglia di non star fermi mai, con i piedi, su questa padella che è la terra.<br />
Mi rigiro: questa è la riflessione serale.<br />
Conservo, da qualche parte, milioni di appunti per storie mai scritte. Devono essere perse insieme ai libri che ho lasciato nelle scatole un trasloco dopo l'altro. E' l'instabilità che ci fa saldi in quest'epoca di sradicamenti? Ma tengo il pallottoliere sotto il naso e i conti non tornano mica: forse non sono abbastanza adulto?<br />
Come i bambini ho le mani bucate e troppi capricci?<br />
Un anno passato a girarmi i pollici: e voglia di sentirsi utile dentro i calzini, nascosta.<br />
E la morte che si aggira come un randagio.<br />
O forse una gatta guercia?<br />
Il punto è che giorno dopo giorno, passano i mesi, e luna dopo luna, passano gli anni.<br />
Un giorno, qualche tempo fa, mi sono detto: bene, sono cresciuto. E adesso cosa fare nei prossimi secoli da vivere?<br />
Fumare e girarsi i pollici.<br />
Ho voglia di costruire qualcosa.<br />
O magari di riprendere vecchi appunti.<br />
E smettendola di pensare, imparare a raccontare storie come si raccontano ai fanciulli.<br />
C'era una volta un uomo che...<br />
<br />
Come dice il poeta: cazzo, si invecchia.<br />
<br />
Sono stanco di restare appeso nel cimitero delle lavatrici.<br />
Eppure: una possibilità non verrà da nessuna parte, se non apro le finestre.<br />
Nel frastuono delle chiacchiere continue, come far sentire la propria voce?<br />
Sono realmente superfluo al mondo?Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-45622358493006131982010-07-14T21:22:00.001+02:002010-07-14T21:26:15.979+02:00Un indovino mi disse, Tiziano Terzani<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcq5YmAVXuhbCqe9WgjnP40qap-1VUDipuEY9j8pJ1bg8UkdEtdttZw6u2wE32KWnrPeXIHADXWIavDNG9xyQ2VLY_KVBemoAu1u153CxQyypsD7TgWbRmhh-PxvczxFTpxJBjUG2-kgQF/s1600/UNINDOVINOMIDISSE.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcq5YmAVXuhbCqe9WgjnP40qap-1VUDipuEY9j8pJ1bg8UkdEtdttZw6u2wE32KWnrPeXIHADXWIavDNG9xyQ2VLY_KVBemoAu1u153CxQyypsD7TgWbRmhh-PxvczxFTpxJBjUG2-kgQF/s400/UNINDOVINOMIDISSE.jpg" width="255" /></a></div><br />
<br />
<div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Tiziano Terzani</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">"Un indovino mi disse"</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Tutti conoscono Terzani, immagino.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">E ognuno si sarà fatto la sua idea. </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Butto giù solo un paio di riflessioni, anche considerato il caldo che mi opprime; anzi, la prima riflessione è proprio sul caldo. Leggete come ne parla uno che in Asia ha speso la vita, del caldo pesante che costringe dentro stanze puzzolenti con le pale dei ventilatori che girano lente a rimestare quell'aria che è oleosa, per scoprire poi che anche quel caldo ha il suo fascino, la sua importanza, e che determina, forse, quel caldo, tutto un modo di vivere e di pensare: tutto da esplorare il rapporto tra fatti culturali e clima, almeno per quel che ne so.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Riflessioni dicevo: forse è bene spendere due parole sul libro. </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">La storia è semplice: un indovino predice un disastro aereo all'autore, nel 1993: un po' per gioco, un po' per precauzione scaramantica, un po' per scommessa, incomincia un anno senza aerei, che per un giornalista dovrebbe essere una limitazione decisiva. E invece, e qui è il gioco e l'interesse del libro, anche per il suo autore, diventa un anno di giornalismo magnifico, riuscendo a combinare, nonostante le difficoltà degli spostamenti via terra e mare, la presenza nei luoghi giusti al momento giusto con un modo diverso di guardarsi attorno, immergendosi nella realtà dei luoghi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Questo è quanto, direi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Cosa colpisce, e piace?</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">In primo luogo proprio quest'immersione, sempre a metà tra l'inchiesta e il diario di viaggio: e qui la riflessione la suggerisce Terzani stesso, quando parla di un mondo globalizzato (siamo, bene ricordarlo, nel 1993) in cui è possibile essere ovunque senza mai abbandonare la stessa architettura da aeroporto, centro commerciale, grande hotel, dove non ci sono odori e dove la popolazione del mondo è selezionata all'origine: peccato, ecco cosa ci ricorda questo libro, che quella popolazione selezionata, gli uomini millemiglia, siano, per quanto padroni dei destini del mondo, una ristretta minoranza. Bene, leggere questo libro è utile soprattutto a chi non viaggerà mai, per una serie di motivi, e anche a chi viaggia di centro vacanze in centro vacanze, restando ovunque prigioniero come in una Sardegna da cartolina: ovunque sempre a casa. E' utile ricordarci che troppo spesso quel che la tv non inquadra (pensateci voi se decide o meno di non inquadrare) non esiste; e ricordarci che quello che non inquadra non è solo deprimente morte per fame: sono miliardi di persone che bene o male vivono la loro vita, nelle condizioni che gli sono concesse.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Non c'è pietismo: non serve infatti.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">C'è il gusto di osservare. Il gusto anche in larga parte borghese di assaggiare la vita dell'altrove, rischiando di trovare in quell'altrove povero, dove l'intrallazzo è regola, dove il dollaro apre le porte, il senso di una casa che nelle nostre città troppo spesso manca. </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Viaggiare con lentezza significa poi scoprire l'esistenza del mondo: non quello inquadrato da googlemaps, non quello che si vede nel meteo, non quello che è appeso nelle aule scolastiche: il mondo con le sue distanze, con i suoi chilometri che, a piedi, diventano improvvisamente qualcosa di spesso, di vero, di autentico com'è autentica la fatica. E nelle distanze appaiono i confini: mi ha colpito molto che esistano enormi difficoltà, anche per un giornalista occidentale, ad avere il visto "via terra": confini che non esistono per gli uomini millemiglia - il loro mondo è una scacchiera priva di umanità, in fondo - diventano drammaticamente attuali per chi si sposta sulle sue gambe, su motorini sgangherati e macchine tenute insieme col fil di ferro. E quelle stesse fontiere diventano labili quando a spostarsi è la droga, faccia nascosta della medaglia dei profitti del nostro mondo, che semina dolore per riacquistarlo, raffinato dai papaveri d'oriente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">E infine, l'ultima riflessione: nelle pagine di Terzani compare un argomento in seguito divenuto drammaticamente attuale: dopo la caduta del comunismo (sempre che possano chiamarsi comunismo gli esperimenti di economia di stato del XX secolo), larga parte del mondo si è trovata senza un'ideologia capace di conferire un senso alla propria esistenza ed al proprio agire: si sono aperti spazi di anarchia dove dilaga la legge del più forte, dove tutto si trasforma in preda per le multinazionali che invadono mondi e spazzano via tradizioni e culture millennarie con le lampade al neon e le insegne lampeggianti del libero mercato: nell'anarchia del mercato globalizzato c'è spazio solo per i pescicani armati di dollari, che tutto possono perché tutto possono comprare (ricordo di passaggio l'eccidio di Bohpal [per info clicca<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Bhopal"> qui</a> o <a href="http://www.greenpeace.it/bhopal/">qui</a>]).</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Bene, vecchia storia: ormai l'abbiamo sentita mille volte. Certo, fa strano sentirla spiegata così chiaramente nel 1993. Ma non finisce qui: come reagiscono le popolazioni che si sentono sradicate e invase in questo modo? In molti casi, ne parla chiaramente Terzani, rifugiandosi nell'Islam. Mi ha stupito, anche qui, trovare spiegato così chiaramente quello che è successo negli ultimi vent'anni: da una parte un mondo senza criteri se non il denaro, dall'altra un mondo che, nella misura in cui è escluso dai possibili guadagni e a cui è precluso il meraviglioso mondo del consumo, si aggrappa alle regole di una religione, vissuta come alternativa al mondo dominante.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Religione come oppio per i poveri: ironicamente proprio nei maggiori produttori di oppio.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Forse davvero la globalizzazione genera, dialetticamente, medievalizzazione: si cerca un senso alla vita nella religione, davanti al dilagare isterico del mercato, ci si raccoglie attorno alle tradizioni e infine all'irrazionale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Irrazionale, appunto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Non è un caso che il filo conduttore di questo libro sia poi l'investigazione del mondo degli indovini, astrologi, cartomanti, monaci e folli d'oriente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Irrazionale, dicevo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Ma resta sempre aperto il discorso su dove si trastulli la razionalità: in un mondo che in nome del mercato minaccia di distruggere il futuro dell'umanità o in quella parte dell'umanità che non ha smarrito i contatti con quella cultura tradizionale che conosce il ritmo della natura e, della natura, la basilare legge dell'equilibrio?</span></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-70803042348055731682010-07-08T01:38:00.000+02:002010-07-08T01:38:33.727+02:00Ballando nudi nel campo della mente, Kary Mullis<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCNlYneSU7F1ZJ3KJ9NwuZ94JXW9VkjmFSTEam4EWvFIq7Uhv317ZnCGjZY7bkWshYl1CIdFDdIXHlaE0e0q9q_aUN8I_lTCE1Fyo4Xj3_DCWxySh8Huai3PRDbxgUNZo7ZSC-lqaY1d4Z/s1600/kary+mulis.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCNlYneSU7F1ZJ3KJ9NwuZ94JXW9VkjmFSTEam4EWvFIq7Uhv317ZnCGjZY7bkWshYl1CIdFDdIXHlaE0e0q9q_aUN8I_lTCE1Fyo4Xj3_DCWxySh8Huai3PRDbxgUNZo7ZSC-lqaY1d4Z/s320/kary+mulis.jpg" width="320" /></span></a></div><br />
<br />
<div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Ballando nudi nel campo della mente, </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kary_Mullis"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Kary Mullis</span></a></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Ho ripreso sotto mano questo libro, ora che il caldo della città mi lascia respirare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Lo sfoglio. Ricordo di averlo letto la scorsa estate. Il libro è del 1998. Devo averlo comprato - scandalo! - al supermercato: l'edizione economica combinata al sovraconto della grande distribuzione lo facevano costare poco più di un fumetto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Fine del preambolo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Domanda della sera: possibile che sia pubblicato un libro del genere e non succede nulla, ancora una volta?</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Personalmente mi sono precipitato a leggerlo in classe.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Motivo numero uno: un premio nobel ha avuto quattro mogli e ha saputo sfruttare i ricavati della sua scoperta per dedicarsi al surf. Già questo rende il tutto sfizioso. Per di più scrive in modo sfacciato, da anglosassone pubbista, e uno dei capisaldi della mia estetica è proprio il gusto del bar, con quel tono - vogliamo parlare di oralità? Andate a riprendervi un manuale di retorica per scoprire che uno dei tropi meno definibili è proprio l'ironia - apparentemente superficiale. La superficialità appare quando scopriamo che una delle scoperte più rivoluzionare degli ultimi anni - una pratica che ha permesso lo sviluppo dell'ingegneria genetica, se volete saperne di più potete andare a vedere </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Reazione_a_catena_della_polimerasi"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">qui</span></a><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"> - è venuta in mente per caso, guidando l'auto, andandosene per un fine settimana di riposo e relax, con qualche bottiglia di vino. Superficialità è parlare delle proprie esperienze con le droghe, o l'uso dell'irriverenza come modo di vita, incontri con alieni, esperimenti bizzarri.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">A prima vista sembra un'opera comica: per noi italiani, abituati a barbosi barbuti (ah, la barba lunga due spanne di cui parlava Leopardi è rimasta in circolazione!) una figura del genere sembra semplicemente una presa in giro di come uno scienziato dovrebbe essere. Noi siamo abituati - ci allevano così, purtroppo - a persone che sono consumate da un sacro fuoco, persone che sperperano la loro vita dietro la scoperta, la ricerca: e oggi forse diventa sempre più vero, considerando il trattamento che la politica riserva all'università e all'istruzione in genere. Eppure, anche spulciando qui e là, mi sembra di capire che nel mondo anglosassone le cose sono diverse: viene da dire che c'è più libertà. E' la libertà del mercato, che nel paese della mafia continua a mancare. E il mercato considera uno scienziato come un qualsiasi creativo: la regola di un creativo è che se una sua idea può fruttare milioni, allora non è poi tanto necessario tenerlo al guinzaglio come un impiegatuccio qualsiasi. Con una sola idea si ripaga di tutto, e può godere di una sua libertà: niente ipocrisie. Se per essere un premio nobel della chimica bisogna essere fuori di testa, è inutile stare a fare tanto i moralisti: quel che conta è la scoperta (e il guadagno che dietro ci si può nascondere, come direbbe Nobel, per chi se lo fosse dimenticato inventore della dinamite).</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Bene, potrei concludere qui. Il libro insomma è opera di una specie di pubblicitario che, casualmente, è anche uno scienziato: il tutto sarebbe l'apologo di come le persone eccentriche spesso riescono ad essere geniali proprio per la loro eccentricità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Solo che se fosse tutto qui, questo libro sarebbe davvero poco più di un fumetto. </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">E la mia domanda non avrebbe senso.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Quello che io ho letto in questo libro (si, anche nella droga, nel tentativo di accendere una lampadina con la sola forza del pensiero, nell'incontro con un procione alieno!) è cosa dovrebbe essere la scienza.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Libertà, prima di tutto. Libertà di guardare ovunque, scavare ovunque, fare qualsiasi cosa (di limiti etici parleremo un'altra volta...).</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Voglio riportare qui una pagina che mi è capitato di leggere in classe: </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><i><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">"Quand'ero piccolo ogni novembre mia madre consegnava a me e ai miei fratelli una pila di cataloghi, per scegliere i regali di Natale. E fu in una di queste occasioni che mi imbattei in un Piccolo Chimico. Quelle provette piene di cose con nomi strani mi incuriosivano. Ero intenzionato a capire quali sostanze avrei potuto mescolare per provocare un'esplosione: scoprii che avrei potuto facilmente procurarmi i prodotti mancanti al negozio sotto casa. A Columbia, negli anni Cinquanta, i ragazzini erano autorizzati a giocare con robe strane. Potevamo andare dal ferramenta a comprare trenta metri di micca per la dinamite, e il commesso si sarebbe limitato a sorridere e commentare: <che aria="" banca?="" combinando="" far="" in="" la="" ragazzi?="" saltare="" state="" voi="" volete=""></che></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">La prima cosa di una qualche importanza che riuscii a fabbricare con il Piccolo Chimico fu una sostanza simile alla termite. Avevo messo insieme polvere di alluminio, nitrato di ammonio, un pizzico di qualcos'altro e lo scaldai su un fornello a spirito. Quando tolsi il contenitore dal fuoco, la reazione proseguì. La miscela diventò incandescente, spaccò la provetta e partì: psssssshtttt..... FORTE! pensai, avendo solo sette anni. Non sapevo cosa fosse successo, ma decisi che la scienza era divertente."</span></i></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Vorrei chiarire che il punto non è incoraggiare tutti a far saltare in aria le cose: eppure crescere significa prima di tutto sperimentare. Fare esperimenti e costruirci sopra una teoria, che poi diventa, giorno dopo giorno, la nostra vita. Forse, sia detto tra parentesi, ce ne siamo un po' troppo dimenticati, e così oggi i nostri ragazzi, che per istinto biologico non possono rinunciare agli esperimenti, rinunciano alla teoria.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Perché curiosità, libertà, un pizzico di follia, coraggio e anticonformismo, non sono nulla da soli: posso fare un buon pubblicitario, non uno scienziato.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Cosa occorre? Occorre il rigore scientifico di mettere in discussione ogni punto fermo che via via si acquisisce. </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">E ricorro ancora una volta a una citazione, per concludere: </span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><i><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">"Quando ci entri dentro, la scienza, come tutte le altre cose che la gente fa per vivere, non è molto complicata. QUello che devi fare è risolvere un enigma. E con gli enigmi, quello che devi fare è rifletterci un po' su, considerare tutti i fatti che puoi scoprire e poi formulare un'ipotesi. Proporre una soluzione. Il passo successivo è fare quanto possibile per confutarla. Mostrare che i pezzi non si incastrano nel modo in cui avevi proposto: se ci riesci, proponi un'altra soluzione. E poi riprovi. La realtà è un puzzle ingannevole. Capita che alcuni pezzi si incastrino tra loro, anche se quello non è davvero il loro posto. Alcune soluzioni sembrano giuste per un po' di tempo, poi fanno fiasco. La soluzione che tiene conto di tutti i fatti rilevanti e non può essere confutata - tutti i pezzi vanno al loro posto senza forzarli, e quelli nuovi si adattano a quelli che già abbiamo - probabilmente è quella che stavi cercando."</span></i></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">P.S. Nessuno penso sia così ingenuo da non capire che forzare i pezzi non rende buoni scienziati ma permette di guadagnarsi uno stipendio con maggiore facilità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br />
</span></div><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Ma non ci permetterà mai la leggerezza necessaria per fare surf! Per stare sopra un'onda, serve la felice leggerezza delle bolle di sapone.</span></div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-29301354056254174502010-07-06T17:45:00.000+02:002010-07-06T17:45:14.296+02:00Pipistrelli dei bar (...continua e segue...)<div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">“In-battersi”</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbE-klFJuWRQ5LEZZIJzYQvxzOdAiPO_vixFeIahax7U2NQWcpGFO1UDjp50e69Hf_3ttCablJ5ewFGjvgt8XBjRHL6wGw2m8elZwmJGg4A7AfP5DNpKc4RW7482hNNZgsG1EvI0KzKYcb/s1600/P1050652.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbE-klFJuWRQ5LEZZIJzYQvxzOdAiPO_vixFeIahax7U2NQWcpGFO1UDjp50e69Hf_3ttCablJ5ewFGjvgt8XBjRHL6wGw2m8elZwmJGg4A7AfP5DNpKc4RW7482hNNZgsG1EvI0KzKYcb/s400/P1050652.JPG" width="400" /></a><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In una notte finché l’alba</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In salute in gola</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In malattia in un mazzo di chiavi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un marzo in un bene che ami</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un fiore tetro in un vetro</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Nero in povertà</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In libertà in demenza</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In una borsa piena di coriandoli</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In una buca piena di semenza, in un’oscura </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Tana in un ragno spiaccicato</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un’ombra inzaccherata</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un riflesso in un letto</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un fesso in un malore</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Improvviso che quasi morivo</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un quasi che hai detto</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un cuore se ce l’hai dentro</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un corso in un piano</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un carso lontano</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un lontano saluto dal treno</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un bicchiere che bevo</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un dio che non credo</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un albero bruciato</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un’anima abbrustolita</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un armadio bucato in un sogno</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Deluso in un bambino caduto</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Che piange in lacrime morbide</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un dente fasullo in un fucile</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un bacile di sabbia e oro</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">In un amore in un perdono.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-25207943255118073612010-07-06T17:39:00.000+02:002010-07-06T17:39:58.433+02:00Pipistrelli dei bar (...continua e segue...)<div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">“Tornando, lento”</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwFBg0nxgagVZnrKGxkdEKlqD1H8Al-wBz2rX7DLGGeW8bfV5MRlDSZOfDn18rZzDIGGmkEOH0_fQaJhzFIKkgnq_ktjN_5rEIIuE4g4_CueQ9dl_AU0VcinP1uGMK5aaR6AO3-kWMmB4g/s1600/imbottito.gif" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwFBg0nxgagVZnrKGxkdEKlqD1H8Al-wBz2rX7DLGGeW8bfV5MRlDSZOfDn18rZzDIGGmkEOH0_fQaJhzFIKkgnq_ktjN_5rEIIuE4g4_CueQ9dl_AU0VcinP1uGMK5aaR6AO3-kWMmB4g/s320/imbottito.gif" /></a><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Si assommano, sono onde</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">come tali inafferrabili.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Tagliato via dai canti </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">nei bar oltre le vetrate delle chiese</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">irritazioni alla pelle sensibile</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">inadatti ai propri sogni.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Brigando una voglia di sottana.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Stanotte - tra quante ore</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">devo svegliarmi, penso con orrore - </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">(e intanto, pensando questo, penso altro)</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">ho pensato che vorrei ci fosse</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">qualcuno a farmi i panini</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">che dicesse torna sano e salvo.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">E questo modifica ogni flusso di eventi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">mentre piscio nel latte scaduto giù nel cesso.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Abbasso un cuore di pietra un lancio di sassi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">sono chiuso tra mille botole</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">scatole sonore e magiche lanterne.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Ma se crescono i prati tiepidi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">nei tuoi occhi colmi d'odore</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">cos'è questo sottile dolore</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">questa sorta di mal di schiena</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">un amico vero è disposto a perderti</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">a perdere. Anche a pareggiare.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Porto torri di monetine in bilico</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">sugli orecchi. C'è il rischio</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">che sugli occhi caschino</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">sogno ancora i pomodori delle tue guance</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">la tua peluria di stelle di pianura.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Ogni volta che torno ho conosciuto sirene</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">ma nessuno ci crede ho amato senza fiato per due minuti</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">esistono esigenze che posso solo assecondare</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">ma non dovremmo sottovalutare l'intelligenza del corpo:</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">quando finisce che ritorno scopro</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">ogni volta che il posto dove tornavi</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">quando sei tornato non è il posto a cui tornavi:</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">è un luogo diverso quello che col mio corpo ogni notte copro</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">mentre le note appendono colori agli stendini aperti della mia fronte.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Finzione. Maschere. Dietro le maschere, polvere eri: una monetina</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">sugli occhi: ci sono sempre conti da fare.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Le tende alle finestre sono fatte per non guardare fuori,</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">le lapidi perchè nessuno torni indietro. Giusto è</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">dimenticare. Giusto è dilapidare ogni ricchezza.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Trasgredire è un dire come un altro: vorrei non essere mai scaltro.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-16352559105564802052010-07-06T17:36:00.000+02:002010-07-06T17:36:46.769+02:00Pipistrelli dei bar (...continua e segue...)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9UQcguhCM7C9NLBt3MThZKY9nMK72hbUbhyphenhyphen0IwtqP6hyGEh_rYrsNfglMl6MalRZZ4jNn4QVtCtuIi5Rs4mu77AO7rakSSwxJ1vhFwLXRfIrmc91t0qy5woEK6gsQWpRnkAeRKU4apPR0/s1600/stormo_di_uccelli.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9UQcguhCM7C9NLBt3MThZKY9nMK72hbUbhyphenhyphen0IwtqP6hyGEh_rYrsNfglMl6MalRZZ4jNn4QVtCtuIi5Rs4mu77AO7rakSSwxJ1vhFwLXRfIrmc91t0qy5woEK6gsQWpRnkAeRKU4apPR0/s320/stormo_di_uccelli.jpg" width="320" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">“Dopo”</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Cercano i suoni di questa notte buia</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">mi invento i tuoi occhi di gianduia</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">intento nei tuoi sbocchi commerciali sull'atlantico</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">le rotte della gomma su ferro e del ferro su gomma</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">il traffico non è male come perdita di tempo</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">tanto per far quadrare questo bilancio di esistenza</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">sbrindellata: l'alienazione è lo sguardo perso di un tavolo</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">in cui una coppia si prepara ad esplodere lontanamente</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">disposta a fondersi nuovamente in un buco nero,</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">e le parole che uno lancia così miste a saliva </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">e poi quella vecchia, che si chiama Silvia, e </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">il gomito che sale dallo stomaco, che appetito ci vuole</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">per digerire questo intrico di sfruttamento, questo tremendo</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">odore d'appartamento chiuso, da uomo solo: questo cielo </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">solcato da sigari ed aereoplani, questo che ho sotto gli occhi.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">Vedere scavalcando tutti i posti a sedere, cercando le note</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">a margine, i tatuaggi, le impressioni impazzite, le bighe</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">attorno agli oleandri: apparente sintassi: impossibile nominare</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">qualcosa. La dialettica è rappresa. Infilo le dita nel tostapane</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">e parlo del male di vivere, mi dò in pasto alle zanzare</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">e parlo di serate amare, di donne lontane, di vago</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">e confuso avvertire la sensibilità esacerbata dell'esistente </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">che grida non è niente: uccelli schiantantisi ai piloni illuminati</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">deviati dalle rotte, morti di botte: lupi coraggiosi che </div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;">attraversano tunnel bui, e nuotano in mari sporchi.</div><div style="margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.67cm;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-41638694231082477732010-07-05T12:22:00.000+02:002010-07-05T12:22:20.939+02:00lezione #5<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvjxKPQOQhDOk8OW9WuyCmXtOGsKKm6Q6j00IfBGzA_oGIqfwMvadaF40xKkzbJZE_tVxQ_EfP0Bq3epCqsRgrnFZ3d2UkdS62piIbUIu72bElU9_8e2sFV9cxgJDUkEjk6bwRkcX-qB2V/s1600/padovanelle.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvjxKPQOQhDOk8OW9WuyCmXtOGsKKm6Q6j00IfBGzA_oGIqfwMvadaF40xKkzbJZE_tVxQ_EfP0Bq3epCqsRgrnFZ3d2UkdS62piIbUIu72bElU9_8e2sFV9cxgJDUkEjk6bwRkcX-qB2V/s400/padovanelle.jpg" width="337" /></a></div><div style="text-align: justify;">Lezione n° 5</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Salvatore si avvia nella direzione opposta a quella indicata dal passeggino. </div><div style="text-align: justify;">Non appena ha attraversato la strada la macchina che era stata sollevata così gentilmente ricade nascondendo il cadavere della giovane mamma. Salvatore crede sia un tuono, e allunga il passo. </div><div style="text-align: justify;">Qualche incrocio più in giù si vede che il tram si è nuovamente bloccato. Ma Salvatore deve andare dall’altra parte, questa volta.</div><div style="text-align: justify;">In fondo alla discesa è ora visibile una specie di presepe illuminato: la giornata si è fatta scura, e così quel presepe è più chiaro del giorno. Salvatore capisce che è lì che deve andare, e allunga ancora di più il passo. Ma a questo punto un signore gli si para davanti e gli parla. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Signore_ Mi sembra che io sia tuo padre, figliuolo. </div><div style="text-align: justify;">S._ Non lo credo, ma è molto molto gentile da parte sua. Io sono Salvatore, amo le Dolomiti e ho voglia di dipingere il mare. Sto andando a comprare i miei surgelati. </div><div style="text-align: justify;">Signore_ Figlio mio, non puoi capire come siano successe così tante disgrazie. Mi sembra che siano anni interi nei quali, per quanto abbia finto di andare a lavorare, in realtà ho passato la giornata facendo su e giù per questa strada. Credo sia solo per questo che abbiamo la fortuna di incontrarci ancora: lo dobbiamo al fatto che io abbia smesso di prendere il tram. Mamma non mi sembra sappia nulla, anche se ho paura che abbia paura che la tradisca. </div><div style="text-align: justify;">S._ Lei è uno della brava gente, signore, ma io non capisco bene i suoi verbi. Abbia? Cos’è? Rabbia? Sabbia? </div><div style="text-align: justify;">Signore_ Credo fortemente che io sia Marcello, il padre tuo. Ricordo come tu sia partito quand’eri ancora in fasce: mamma riteneva che dovessi riposare di più per lavorare meglio e fare carriera, ma da quando sei partito tutti quelli che mi sembrava stessero sempre alla macchinetta del caffè sono diventati miei diretti superiori, fino a che, dopo una vita che mi sembra sia stata interamente spesa a lavorare, non mi hanno dichiarato come superato e prepensionabile. Da allora tutto mi sembra che sia un’unica giornata e che non la smetta di ripetersi: passeggio su e giù lungo questa via, faccio prima tutta la salita, poi tutta la discesa. Almeno a me sembra che venga prima la salita e poi la discesa, ma alla fine del pomeriggio credo che nessuno ne sia più ugualmente convinto. </div><div style="text-align: justify;">S._ Sto andando al supermarket, signore. E’ in fondo a questa strada. Ho fame, e cammino da lontano. </div><div style="text-align: justify;">M._ Figlio mio, mi sembra di ricordare che non molto tempo dopo che tu partisti mamma mi cucinò il gatto, al forno e con le patate, e da allora niente sembra che sia più come prima. Dove avrei dovuto trovare i soldi per i surgelati, se non ricorrendo al giro delle scommesse? Tutti credono che sia anni che vada su e giù per questo viale, e sembra sempre che io stia andando da qualche parte, sembra quasi che stia lavorando, e invece vuoi sapere il mio segreto?</div><div style="text-align: justify;">S._ Lei è molto onesto, a dire così. </div><div style="text-align: justify;">M._ Io penso alle corse: tutti sono convinti che io sia in grado di indovinare tutti i vincenti delle corse giornaliere: ma non è vero. Riesco ad indovinarne solo tre. Ma con il passare degli anni ho imparato a giocare solo quei tre, e così guadagno più che lavorando, e sembra che mamma non sia mai stata così felice, non fosse per il fatto che è morta cucinandosi le gambe nel forno nuovo. Penso proprio che abbia sempre avuto freddo ai piedi da quando te ne sei andato. </div><div style="text-align: justify;">S._ Io non capisco tutto quello che dice. </div><div style="text-align: justify;">M._ Pare proprio che io abbia un mucchio di soldi, figlio. Ma tutto quello che avrei mai desiderato sarebbe stato incontrare di nuovo te. E’ evidente che uno può sopravvivere per anni fingendo di lavorare, scommettendo su tre corse di cavalli, sbucciando cipolle ogni sera e piangendo un figlio perduto e camminando su e giù per questo viale: non sai che camminare fa bene alla circolazione?</div><div style="text-align: justify;">S._ Certamente. Il tram infatti è bloccato poco più su.</div><div style="text-align: justify;">M._ Pare proprio che io abbia un bel po’ di soldi, figlio.</div><div style="text-align: justify;">S._ E non ha paura degli assassini? </div><div style="text-align: justify;">M._ Come ti sembra possibile che io abbia paura degli assassini? Io so che sono morto.</div><div style="text-align: justify;">S._ Sono dolente signore. Com’è successo? </div><div style="text-align: justify;">M._ Te lo mostro, figlio mio. Ma prendi questi soldi, non so cosa farmene. E ricordati che le persone qui sono tanto impegnate a fingere di lavorare per non ammettere che non c’è nessun bisogno di lavorare che non si accorgono che se smettessero di farlo scoprirebbero soltanto che non sanno cosa farsene di una vita in cui si cammina su e giù per una via, una via lunga come una vita.</div><div style="text-align: justify;">S._ Può ripete, signore. Sono stanco, lei parla piano e io non ho capito.</div><div style="text-align: justify;">M._ Scopa, figlio mio. E va’ dove desideri. Scopa e respira. Io sono stato arrapato solo una volta in vita mia, e sei nato tu, e sei subito sparito, perché dovevo dormire bene per poter prendere il tram al mattino e tornare la sera, e raccontare a tua madre come fosse andata in ufficio. Figlio mio, verranno momenti migliori, il tempo è una ruota che gira.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Dette queste parole quello che credeva di essere il padre di Salvatore lo prese per mano e lo accompagnò fino all’ingresso del parcheggio del supermarket. Lì c’era una panchina, e quell’uomo lì si sedette. Si addormentò di colpo: gli occhi si chiusero con lo stesso rumore dei cancelli automatici a fine corsa. </div><div style="text-align: justify;">In pochi attimi il corpo era diventato come un fantoccio di sabbia e regnatele.</div><div style="text-align: justify;">Dal cielo arrivavano le prime gocce di pioggia: cadevano larghe sull’asfalto: formavano specchi in terra, senza colore.</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-19262135946902604432010-07-04T22:36:00.000+02:002010-07-04T22:36:22.462+02:00Parole<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWTRrDTBYE-ol_SHu__Rqu1G9pcTFcgXKSqnliSCK_iitQ7Ix45nQG48Qg-qc6bYNgyanHex5F4i8J7PD-HZtvHZkP3EP2-i-jVPufQgmwx6kZa61pE21LRk27n6GjPY4fyBkQaThEbgFi/s1600/SL730820.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWTRrDTBYE-ol_SHu__Rqu1G9pcTFcgXKSqnliSCK_iitQ7Ix45nQG48Qg-qc6bYNgyanHex5F4i8J7PD-HZtvHZkP3EP2-i-jVPufQgmwx6kZa61pE21LRk27n6GjPY4fyBkQaThEbgFi/s320/SL730820.JPG" width="240" /></span></i></span></a></div><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Le parole si rincorrono: parole che chiamano parole. </span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Le parole d'amore sono scritte sull'acqua del mare che respira</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">tra riccioli di schiuma e fiocchi di neve. Sono le canzoni</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">che imbrigliano le parole, regalandoci parole</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">sempre nuove per una cosa che resta </span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">uguale: ti vesti a festa, ti sposi: e muori.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;"><br />
</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Le parole germogliano: germogliano parole.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Le parole di rabbia esplodono nel temporale</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">e anche se fanno male si perdono tra rade radici</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">e lavano il cemento che custodiamo attorno ai polmoni.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Le canzoni le prendono in prestito alla festa</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">che è gioia e rivoluzione: alla libertà.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Ti fai crescere i capelli, poi li tagli: e muori.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;"><br />
</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Le parole si moltiplicano e come potenze</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">si espongono esponenzialemente: ci disegnano,</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">si impossessano di noi: ci mangiano nei modelli,</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">negli schemi: eppure nelle foglie di lattuga, nel giro</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">della chiocchiola, nella luna, nella sua fuga,</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">esistono le regole: le parole e le regole.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;"><br />
</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Le parole ci servono: anche se sono sbagliate.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Sono solo il sorriso: i muscoli delle guance.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Gli occhi che balenano. Le parole restano.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Sono il sorriso che resta, e la festa in tasca.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Sono il grido di pericolo, e la fuga, e l'attacco.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Sono la paura del buio: il fuoco che si spegne.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Sono la fame e la sete. Sono la fatica e l'ingiustizia.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">Sono la pigrizia di chi può osservare le parole</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">volare. E le canzoni ce le servono e ci servono</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">spacciandole sempre nuove per cose antiche,</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">quando invece le parole antiche </span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">ci servono proprio per le cose sempre nuove.</span></i></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span class="Apple-style-span" style="color: #660000;">E poi anche se muori: tu ti innamori.</span></i></span>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-13321843159699877502010-07-04T19:38:00.001+02:002010-07-04T20:10:13.909+02:00Equilibristi...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtK0GhoLsF1uuBILSn4YgyUSuYU94qXOL9CPdINrNP9fVVQNaAMhRjAU41sRta0l-CsfUcUC6IWdVcAGd-kkHMKBiZLnmAIvbQf2bAviRa3mKccATUzL-gwETqdvbTA7qELYU_1KvJBylM/s1600/equilibrista.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtK0GhoLsF1uuBILSn4YgyUSuYU94qXOL9CPdINrNP9fVVQNaAMhRjAU41sRta0l-CsfUcUC6IWdVcAGd-kkHMKBiZLnmAIvbQf2bAviRa3mKccATUzL-gwETqdvbTA7qELYU_1KvJBylM/s640/equilibrista.jpg" width="472" /></a></div><div style="text-align: justify;">Bene, le parole che ho scritto sono state lette da chi doveva leggerle.</div><div style="text-align: justify;">Ma esistono.</div><div style="text-align: justify;">Discutevo ieri sera: come si fa a leggere una cosa scritta da una persona che conosci? Non è possibile poi staccare la vita dall'autore, e ci si perde nella rincorsa del piccolo fatto vero, del pretesto, del gioco di specchi. E' vero: forse dovremmo sempre leggere ignorando tutto dell'autore.</div><div style="text-align: justify;">A volte mi capita di sentire un brano di musica classica - io non so nulla di musica classica - e dire: mi piace. Proprio quel mi piace che Facebook ha abusato. Mi piace perché mi fa piacere. Punto. E' una sensazione, ma anche qualcosa di attivo. Qualcosa che accresce la mia vitalità, fosse anche solo la vitalità dei miei pensieri, del mio amore, della mia malinconia.</div><div style="text-align: justify;">Allora perché storicizzare sempre? Si dovrebbe, caso mai, storicizzare il testo, non me. Io non esisto, se esistono le parole: è questo il punto.</div><div style="text-align: justify;">E probabilmente chi scrive ha sempre scritto per questo: scomparire, apparendo il più possibile. Come i prestigiatori che ingannano la nostra attenzione, facendocela sotto il naso.</div><div style="text-align: justify;">Mi piace, questa esperienza del blog.</div><div style="text-align: justify;">Scrivo poco, in realtà, molto meno di quanto avrei voluto. Ma qualcosa qui e là appare.</div><div style="text-align: justify;">E poi, quel che mi piace, ed è anche, immagino, l'aspetto veramente rivoluzionario di internet, è che le parole, che sono esistite per un momento nella mia mente, non rimangono chiuse nel mio quaderno o nel mio hd. Sono qui.</div><div style="text-align: justify;">Esistono proprio come esistono i soldi del nostro conto in banca quando facciamo un prelievo a NewYork. Sono evanescenti, ma sono accessibili.</div><div style="text-align: justify;">Si scrive troppo, lo so. E ne sono certo colpevole anch'io.</div><div style="text-align: justify;">Ma nel grande mare della rete, dove navighiamo giorno dopo giorno, intrecciando vite e destini, porno e amori, lavori ed ossessioni, nulla si crea e nulla si distrugge, veramente.</div><div style="text-align: justify;">Certo, potendo trovare di tutto, diventa sempre più difficile sapere cosa cercare.</div><div style="text-align: justify;">Ma questo, è problema di ognuno, qualsiasi cosa stia cercando di combinare.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Se poi qualcuno è feticista e volesse avere il libro fisicamente in mano: lo trova <a href="http://www.lulu.com/product/a-copertina-morbida/equilibristi/6236573?productTrackingContext=search_results/search_shelf/center/1">qui</a>. (Secondo me va benissimo utilizzare pure la spedizione via posta ordinaria)</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5170697677183627210.post-12570989205503618642010-07-02T23:06:00.000+02:002010-07-02T23:06:20.638+02:00La guerra di Giovanni, Edoardo Pittalis<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMf_OkhFRqNh_wc1lS-llmEsU5Ot-4UUFzTS1qWdYRq-68p_gkfKf8mVKEyjueJMS8RcxR-36ubhbxla3j5yCAe9H3Cj2W_B6oaQ3SLp-CLhus7U_N4laxlX5p6WBIARU4OIzp6no-hmKS/s1600/guerra+di+giovanni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMf_OkhFRqNh_wc1lS-llmEsU5Ot-4UUFzTS1qWdYRq-68p_gkfKf8mVKEyjueJMS8RcxR-36ubhbxla3j5yCAe9H3Cj2W_B6oaQ3SLp-CLhus7U_N4laxlX5p6WBIARU4OIzp6no-hmKS/s400/guerra+di+giovanni.jpg" width="230" /></a></div><div style="text-align: justify;">Proprio in questi giorni mi è capitato di sentir parlare di "tre verità": quella giuridica, quella politica, quella storica.</div><div style="text-align: justify;">Mi sembra una cosa illuminante: e quanto prima mi piacerebbe parlarne a scuola.</div><div style="text-align: justify;">I giudici assolvono o condannano basandosi sulle prove, ovvero sulla possibilità che un fatto trovi o meno riscontri oggettivi: su questa verità pesa poi il fatto che si occupa esclusivamente di stabilire la verità riguardo eventi che si configurano come reati.</div><div style="text-align: justify;">La verità politica, decisamente meno oggettiva, riguarda appunto l'interpretazione dei fatti in senso più ampio, comprendendo anche tutte le dinamiche che possono restare al margine di un reato.</div><div style="text-align: justify;">Gli storici, infine, a partire da questi due ordini di documenti -possibilmente considerando proprio il fatto che questi ordini di documenti sono viziati e o condizionati dalla loro natura - dovrebbero restituire, da una prospettiva più pacata,un'immagine della verità di quel che è stato.</div><div style="text-align: justify;">Ora non ho intenzione di perdermi nel discorso secondo il quale ogni verità storica è una narrazione, pertanto impalpabile. Per quanto mi riguarda risolvo, e ho sempre risolto, la questione pensando che la verità è un fatto su cui si discute.</div><div style="text-align: justify;">Ma non è questo che mi interessa: mi interessa riflettere sul fatto che la verità diventa, può diventare e forse deve diventare una verità narrata.</div><div style="text-align: justify;">E allora manca, nell'elenco da cui ho cominciato, una possibile verità (o menzogna): quella giornalistica. </div><div style="text-align: justify;">Cosa sarebbero infatti i giornali se non uno strumento per trasmettere la verità?</div><div style="text-align: justify;">Anche qui, sarà il fresco della notte di quest'estate romana, verrebbe la tentazione di parlare della "legge bavaglio" e di cosa siano diventati i giornali, ma mi trattengo. Ognuno immagino si sarà già fatta la sua idea.</div><div style="text-align: justify;">Voglio però segnalare un libro che probabilmente non avrà avuto un'enorme diffusione (e segnalandolo qui mi rivolgo al pubblico dei miei quattro lettori... a differenza di Manzoni, io sono serio): "La guerra di Giovanni: l'Italia al fronte: 1915-1918" edito da Biblioteca dell'Immagine nel 2006.</div><div style="text-align: justify;">La splendida presentazione di ENzo Biagi ci spiega immediatamente che il Giovanni del titolo lo troveremo solo nel primo e nell'ultimo capitolo.</div><div style="text-align: justify;">Perfetto: un libro dove il protagonista scompare dalla prima all'ultima pagina. In effetti non è un romanzo. Ma non è neppure un libro di storia.</div><div style="text-align: justify;">Di che si tratta? </div><div style="text-align: justify;">Uno va a vedere la quarta di copertina e scopre che l'autore è un giornalista: poi, a scanso di equivoci, va pure a ritrovarselo su facebook.</div><div style="text-align: justify;">Tutto chiaro allora: si tratta di un'opera giornalistica. Perfetto: c'è una difficoltà però. Il giornalismo, almeno quello serio, non dovrebbe basarsi sui fatti visti con i propri occhi? Non è su questo che si basa l'attendibilità di un giornalista? </div><div style="text-align: justify;">La difficoltà qui è di scrivere da giornalista su argomenti di cent'anni fa. </div><div style="text-align: justify;">E il merito del libro è quello di risolvere brillantemente la difficoltà: come?</div><div style="text-align: justify;">Trasportandorci in guerra. </div><div style="text-align: justify;">Non tanto attraverso le parole dei soliti scrittori che quella guerra l'hanno fatta (usandoli come reportage), né appigliandosi ai documenti giuridici o politici dell'epoca, né immergendosi nella storiografia. L'impressione che mi ha fatto leggere questo libro è come quella di sfogliare vecchi giornali d'epoca. Verità giornalistiche, appunto, che comprendono, l'uno accanto all'altro, eventi storici e parole dell'ultimo fante, annunci matrimoniali e liste della spesa, rincari e ideologia, frasi storiche e botte di culo, canzoni e dialetti, bollettini dal fronte e Mata Hari, l'ultima canzone alla moda e partite di calcio.</div><div style="text-align: justify;">Le cifre ci sono. I fatti ci sono. La storia, insomma, c'è. </div><div style="text-align: justify;">Ma non è questo il punto. Quel che rapisce in questo libro è il costume di una nazione che proprio durante la Grande Guerra bene o male comincia a fare i conti con sé stessa, con le sue mille lingue e mille usanze: e scopriamo allora che per i profughi veneti riparati in Calabria o in Puglia il problema primario era la mancanza di farina di granturco, da cui fare la polenta, tanto per dirne una.</div><div style="text-align: justify;">E la guerra acquista un'aspetto nuovo.</div><div style="text-align: justify;">C'è la crudeltà e la merda, l'inettitudine e lo sbigottimento, il desiderio di vita, lo slancio ideologico, l'eroismo, c'è tutto quello che bene o male c'è sempre quando un libro parla di guerra. Ma siamo lontani da tutto quello a cui ci hanno abituato i film e la retorica. Ne siamo lontani perché siamo lontani da fronte: ci siamo, ma esattemente come se stessimo leggendo un giornale in una cittadina di provincia lontana dal fronte, eppure immersi in quello storico momento.</div><div style="text-align: justify;">Può sembrare quasi un delitto, allontanarsi così: ma è soltanto un modo per vedere meglio una verità che non è né quella politica (quale verità sarà possibile in Italia, con l'imminenza del regime fastista, lo possiamo immaginare) né quella esclusivamente storica.</div><div style="text-align: justify;">Tutto è già nel titolo: al fronte c'è l'Italia. Qualunque cosa possa voler dire, scoprirlo è il senso del libro.</div><div style="text-align: justify;">Eppure è storia: per esserne sicuri l'istinto del giornalista che ha scritto questo libro lo ha portato, nel 2006, da un Giovanni, in Sardegna, classe 1899, che appena diciottenne quella guerra l'ha fatta veramente e ne può raccontare.</div><div style="text-align: justify;">Oggi che scrivo non credo ne esistano più superstiti: il tempo ha dalla sua la migliore artigliera, sempre. E la vita si avvia passo dopo passo a diventare storia.</div><div style="text-align: justify;">E la storia, e le storie, aspettano di essere narrate, per essere lette nell'oggi delle nostre personali e politiche e ulteriormente storiche contese.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div>Enrico Quattrinhttp://www.blogger.com/profile/07705310871578581377noreply@blogger.com1