venerdì 30 luglio 2010

Notte di pioggia.


Notte.
Pioggia. Pioggia forte, orizzontale, ad allagare casa attraverso le finestre. Schiaffi. Testa nel ghiaccio.
Notte, dopo giorni di parole scortecciate, sbrindellate, ficcate nella gola, senza deglutire mai. Fantasmi annidati sotto il sole accecante, che morde i talloni e mette voglia di non star fermi mai, con i piedi, su questa padella che è la terra.
Mi rigiro: questa è la riflessione serale.
Conservo, da qualche parte, milioni di appunti per storie  mai scritte. Devono essere perse insieme ai libri che ho lasciato nelle scatole un trasloco dopo l'altro. E' l'instabilità che ci fa saldi in quest'epoca di sradicamenti? Ma tengo il pallottoliere sotto il naso e i conti non tornano mica: forse non sono abbastanza adulto?
Come i bambini ho le mani bucate e troppi capricci?
Un anno passato a girarmi i pollici: e voglia di sentirsi utile dentro i calzini, nascosta.
E la morte che si aggira come un randagio.
O forse una gatta guercia?
Il punto è che giorno dopo giorno, passano i mesi, e luna dopo luna, passano gli anni.
Un giorno, qualche tempo fa, mi sono detto: bene, sono cresciuto. E adesso cosa fare nei prossimi secoli da vivere?
Fumare e girarsi i pollici.
Ho voglia di costruire qualcosa.
O magari di riprendere vecchi appunti.
E smettendola di pensare, imparare a raccontare storie come si raccontano ai fanciulli.
C'era una volta un uomo che...

Come dice il poeta: cazzo, si invecchia.

Sono stanco di restare appeso nel cimitero delle lavatrici.
Eppure: una possibilità non verrà da nessuna parte, se non apro le finestre.
Nel frastuono delle chiacchiere continue, come far sentire la propria voce?
Sono realmente superfluo al mondo?

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"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)

E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...