Le parole si rincorrono: parole che chiamano parole.
Le parole d'amore sono scritte sull'acqua del mare che respira
tra riccioli di schiuma e fiocchi di neve. Sono le canzoni
che imbrigliano le parole, regalandoci parole
sempre nuove per una cosa che resta
uguale: ti vesti a festa, ti sposi: e muori.
Le parole germogliano: germogliano parole.
Le parole di rabbia esplodono nel temporale
e anche se fanno male si perdono tra rade radici
e lavano il cemento che custodiamo attorno ai polmoni.
Le canzoni le prendono in prestito alla festa
che è gioia e rivoluzione: alla libertà.
Ti fai crescere i capelli, poi li tagli: e muori.
Le parole si moltiplicano e come potenze
si espongono esponenzialemente: ci disegnano,
si impossessano di noi: ci mangiano nei modelli,
negli schemi: eppure nelle foglie di lattuga, nel giro
della chiocchiola, nella luna, nella sua fuga,
esistono le regole: le parole e le regole.
Le parole ci servono: anche se sono sbagliate.
Sono solo il sorriso: i muscoli delle guance.
Gli occhi che balenano. Le parole restano.
Sono il sorriso che resta, e la festa in tasca.
Sono il grido di pericolo, e la fuga, e l'attacco.
Sono la paura del buio: il fuoco che si spegne.
Sono la fame e la sete. Sono la fatica e l'ingiustizia.
Sono la pigrizia di chi può osservare le parole
volare. E le canzoni ce le servono e ci servono
spacciandole sempre nuove per cose antiche,
quando invece le parole antiche
ci servono proprio per le cose sempre nuove.
E poi anche se muori: tu ti innamori.
Vediamo di organizzarci un po'...
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domenica 4 luglio 2010
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"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)
E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...