Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.
(A. Schopenauer)
In un bar si fanno sempre incontri strani e inaspettati e per questo quasi tutti quelli che entrano cambiano faccia, entrando; a meno che non siano frequentatori abituali, ma anche in quel caso ostentano fin troppo quest'allegria, come fosse un merito a fatica guadagnato e di cui vanno orgogliosi. A me nessuno mi vede entrare e nessuno uscire, ma questo forse non significa che non indossi maschere anch'io, qui dentro. Come fuori, probabilmente. Come voi, come tutti.
Gli unici che sanno entrare nel bar senza fingere sono gli studenti: allegri, sfrontati, stronzi e sfacciati. Entrano come si entra nella vita, spalancando la porta senza timori, come chi entra per litigare disposto a lasciarsi ferire.
Ne sono entrati due ridendo allegri, di prima mattina. Uno diceva all'altro: "ma tu sei pronto in storia?" Ma l'altro lo spiazzava: "Dici che Lavinia ci sa fare?" E rideva, e negli occhi lampeggiava, come un riflesso di fanali, la malizia che lo possedeva.
Portano negli occhi molti desideri orizzontali. Tutti. E se indossano maschere, sono gli unici che non le cambiano entrando da questa porta: chi era timido qui fuori, entra timidamente, non saluta nessuno, aspetta alla cassa stringendosi alle caramelle che aspetta di pagare. Chi fuori godeva di un motorino sgangherato, entra mostrando la sua maschera sgangherata. E quelli normali, aprono la porta ed entrano fieri della loro normalità. Qualcuno di quelli più piccoli ha addosso una sua timidezza di cucciolo.
Uno ne è entrato adesso: ma non è poi così piccolo. Fuori i suoi amici fanno rumore con le marmitte aperte dei motorini.
E’ Leonardo. Entra a comprare le caramelle, come un bambino qualunque. Anche se è alto. Anche se comincia già a bere birra e rifiutare sigarette. Anche se muore dalla voglia di innamorarsi, ma non sa come si fa.
Capire gli adulti è più complicato, forse perché sono troppo semplici.
O forse anche questo mio raccontare è tutto un errore, perché proietto alle mie spalle pezzi di film che ho visto e conosciuto, e credo di capire tutto. Il vecchio padre che racconta tutte le storie dev'essere vecchissimo, quasi più vecchio del mondo. Un vecchio che sorseggiava brodo primordiale, nelle sue serate allegre. Oppure la magia si nasconde davvero nelle parole che scegliamo di adoperare. Forse è tutta lì.
Questo giovane che sta cominciando ad uscire si descrive soprattutto per quello che non è: non è alto né grosso, non ha capelli da killer, non porta i vestiti di un reduce, non parla a voce troppo alta, non ha studiato, non è che gliene importi poi tanto, non ha mai baciato una ragazza, non si è mai innamorato, non saprebbe riconoscere l'amore neppure se lo trovasse seduto lì accanto, in autobus, non ha mai fatto un viaggio all'estero, non ha mai capito cosa significa "amor ch'a null'ho amato", non ha mai preso meno di cinque né più di sette, non ha mai capito i suoi genitori, presumibilmente ricambiato, non ha mai fatto a pugni e non ha mai finito "Se questo è un uomo", libro amorevolmente consigliato dalla sua professoressa dello scorso anno. Non è come gli altri. Non è migliore degli altri: non ha mai aiutato una vecchietta ad attraversare la strada, non ha mai veramente ascoltato un professore, non ha evitato che in piazzetta qualcuno prendesse troppo in giro qualcun altro, quando altri dissero “negra” lui guardava altrove; non ha mai pensato davvero al rapporto che c'è tra colpa ed omissione, in effetti.
Non è peggiore di altri: non ha mai fumato uno spinello, non ha mai rubato nulla con un valore superiore al paio d'euro, non ha mai trafficato in foto porno di compagne di classe, non ha mai ascoltato davvero quello che dicono in tv, non ha mai tradito un amico.
Ora, nella magica età delle prime volte, molte di queste cose stanno per capitargli, proprio come sta per aprire la porta del bar e uscirsene fuori, incontro agli amici, per scappare via sulle selle rombanti, verso scuola o chissà dove, schivando autobus e indiani.
Conoscete quella vecchia storiella?
Degli dei non si può propriamente raccontare nulla. La loro vita è beata e immobile, per questo spiano l'amore sulla terra.
Ma neppure i demoni hanno voce perché sono ormai sprofondati dietro la loro maschera di dispetto e ciarla, per questo spiano l'amore sulla terra.
Una storia che inizia è soprattutto una storia in cui ci sia l'amore della terra.
Le storie infelici hanno sempre la loro particolare infelicità. Quelle felici si somigliano sempre nel loro enigma.
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"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)
E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...