domenica 11 aprile 2010

Equilibristi #1



Equilibristi (cap 1)

Camminiamo tutti su un filo:
la vita è il cammino,
l’amore il filo.




Capitolo 1

Tu, Jimmy Mahoney, sei condannato:
per omicidio indiretto d’un amico
due giorni d’arresto;
per aver disturbato pace e concordia
due anni d’interdizione;
per seduzione d’una donna di nome Jenny
quattr’anni di reclusione;
per il canto di cose vietate durante un tifone
dieci anni di carcere.
Ma per non aver voluto pagare un’asta
e tre bottiglie di whisky,
per questo tu sei condannato a morte,
JimmyMahoney.
Per mancanza di soldi,
ch’è il delitto più grande che ci sia sulla terra!
(B.Brecht)



Alla fine di questa storia una persona si troverà appesa a un filo. E' una cosa a cui si fa l'abitudine, ma guardatevi attorno, guardatevi indietro. Fermatevi un momento e pensate a tutte le volte in cui siete stati appesi a un filo. Quando la professoressa scorreva la penna lungo l'elenco del registro. Quando avete chiesto la mano di vostra moglie, e il giorno che avete divorziato, forse. Quando la notte non ne voleva sapere di finire. Quando il medico vi ha consegnato il risultato di quegli esami. Quando avete avuto paura.
Ma non una paura generica: essere appesi a un filo significa che la situazione si immobilizza in un istante di consapevolezza, proprio nel momento in cui l'infinita catena di eventi più o meno casuali che chiamiamo, di volta in volta, vita, storia, destino, minacciosamente oscilla tra due possibilità. La paura nasce soprattutto perché non è affatto facile prevedere non solo quale delle possibilità diventerà concreta ma anche rispondere alla domanda: se veramente tu potessi scegliere, quale di queste possibilità sceglieresti? Voglio dire: non è solo la monetina che gira nell'aria, prima di cadere dal lato della testa o della croce; la questione è che senti confusamente nelle tue frattaglie di aver scommesso molto, su quel lancio di moneta, ma non ricordi più su cosa hai scommesso.
Molte volte la faccenda finisce con la monetina che gira tra le dita, in attesa del prossimo giro. Ma non sempre è così semplice.
A me è capitato di non avere da mangiare. Non fingete di stupirvi. E' solo che non mi avete visto e non potrete vedermi, visto che sto scrivendo. E scrivo precisamente perché voi non riuscite a vedermi. Preferite guardare la tv e, parlando tra noi, e senza volervi annoiare, c'è poco da fidarsi di una cosa che immobilizza i vostri occhi. Chi immobilizza i vostri occhi, desidera troppo immobilizzare voi. Comunque, io sono, riassumendo la mia situazione, una persona che vive dentro questo bar. Sono quel genere di persona da cui potete aspettarvi che prima o poi vi racconti di quanto sia difficile restare senza mangiare o vivere per la strada. E invece non voglio proprio farlo! E' solo che anche lì, quando ti capita un periodo storto, ti senti appeso a un filo. Succede quando hai teso la mano, guardando la città scorrerti davanti col naso all'insù, prigioniero di un treno immobile dai cui finestrini guardavi, guardavi, e guardavi. E' un'altra di quelle situazioni complicate che a volte capitano. Voglio dire, non più complicato di tradire la propria moglie o spiegare al proprio figlio perché ultimamente a casa si alza la voce. E’ un casino, gente, ma è un casino per tutti.
A volte capita di trovare da mangiare, a volte no, ma non è questo l'importante. Forse dovrete passarci per capire che cosa intendo, e forse quando ci passerete troverete un nome diverso per questa cosa. Io, il nome giusto, non lo so. Forse non vi importa neppure capirlo, ma penso che sia una cosa che succeda qualsiasi strada, rotta, destino, casualità vi troverete a vivere. Assume diverse forme, certo, ma accade.
Eppure, ripensateci: tutte le volte che siete stati a danzare su un filo, appesi a un filo, in bilico, sul punto di cadere, siete stati attraversato dallo sguardo di qualcuno.
E quello sguardo vi ha salvato la vita. La paura che poteste cadere, vi ha tenuto su. In qualche caso forse anche la speranza di una caduta, vi ha tenuto su: queste cose sono complicate da capire.
Ma l'avete sentito: non stavate scegliendo veramente uno degli innumerevoli possibili futuri, no, niente affatto. Voi avete in quel momento salutato, sbattendo le vostre piccole inutili ali festanti, tutti quei momenti futuri che ad ogni istante perdono la possibilità di esistere. E avete accettato, col vostro corpo sprizzante strane gioie, quel che è stato. Niente si può cambiare, neppure questo punto.
E avete imparato un piccolo segreto, come stanno imparando le persone che ho visto passare qui davanti in questi ultimi tempi, e di cui voglio provare a raccontarvi la storia.

Per saperne di più, cliccate qui o qui.



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"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)

E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...