Romanzo di successo, l'avrete sentito nominare: vincitore del Premio Strega nel 2006. Dal romanzo è stato tratto l'ovvio film di altrettanto ovvio successo, noto per il piano sequenza che rappresenta una scena di sodomia: stuzzica gli appetiti anche più pacati, infatti, questa trasgressione soft-porno. Io aggiungo solo una mia personale postilla: Moretti nella parte del supermaschio mi ha suscitato un irresistibile scroscio di risa!)
Bene, sappiamo di cosa stiamo parlando. Romanzo? Prendiamo la parola nel senso contemporaneo del termine: montaggio di frammenti. La struttura è questa: al centro un personaggio e la sua difficile elaborazione del lutto (il caos calmo del titolo), attorno a lui una serie di personaggi che agiscono e reagiscono: ne risulta un intrecciarsi di storie basato fondamentalmente sullo scavo nel rimosso. Infatti nel libro si spulciano le mail della moglie morta, si scopre l'esistenza difficile e il rapporto ambiguo con un'improbabile cognata, si svela qualcosa dietro la maschera da bellimbusto del fratello, si cerca il bandolo di una matassa finanziaria, un importante fusione aziendale.
Il libro è tutto qui: il protagonista, colpito dalla morte improvvisa della moglie, si ferma ogni giorno nel giardinetto davanti scuola della figlia: e in questo giardino tutto il rimosso d'un tratto viene a galla. L'amico cattolico bestemmia, condensando la sua dignità in una lettera di dimissioni.
La cognata ha una crisi di panico, sfascia un paio d'automobili parcheggiate e si spoglia in mezzo alla strada.
L'elenco potrebbe continuare, ma è superfluo. La chiave per l'interpretazione potrebbe essere quel personaggio secondario che, per una sorte di esaurimento nervoso, pronuncia oscene volgarità nelle situazioni meno opportune e improbabili: il libro è tutto un venir fuori di quello che "non sta bene". Detto questo non serve spiegare il filo tenue che unisce l'iniziale rocambolesco salvataggio in spiaggia con la scena di sodomia.
Purtroppo ho l'impressione che questo tenue filo sia bastato a sostenere ed incoraggiare la curiosità (morbosa?) e l'interesse del pubblico: di tanto poco il pubblico nostrano si accontenta, infatti, a patto che il tutto sia tenuto su dall'eleganza dello stile.
"Sandro Veronesi racconta con stile morbido una storia di amore e dolore, mettendo sul piatto della bilancia l’importanza degli avvenimenti che, quotidianamente, sconvolgono le noster vite. Spinge il suo lettore a chiedersi se, la disperazione e la frenesia che tavolta la società moderna sembra imporre, non siano soltano dei modi assurdi dell’uomo, per evitare di pensare alle cose davvero importanti. (da http://www.recensionelibro.it/caos-calmo-sandro-veronesi.html)
Insomma: piccante e leggibile. Che questa possa essere la chiave del successo letterario in questo nostro paese è cosa su cui è meglio se ognuno si fa la sua opinione. Così sembrano pensarla alla Bompiani:
La scrittura avvolgente di Veronesi, la sua danza ininterrotta tra intelletto e parola è la corda con cui Pietro trae a sé il secchio dal fondo del pozzo, piano piano, senza alternative, determinando le condizioni per un finale inaudito, eppure del tutto naturale, in cui si scavalcano i limiti del possibile e si approda alla più semplice delle verità: l'accettazione della natura umana nella sua banale, eroica confusione di forza e debolezza.
Con Caos calmo Sandro Veronesi ci offre un'opera importante, la cui maturità espressiva sfiora le profondità dell'apologo, centrando il nocciolo duro di un'umanità che patisce fino allo spasimo, e che dinanzi alla quiete si meraviglia. (dalla recensione sul sito bompiani: http://libri.bompiani.rcslibri.it/sclibro.php?isbn=45234894)
Ma questa stessa libertà mi permette di affermare che il libro non sta in piedi.
La lettura scorre ma sempre di più manca l'aria: forse per questo il romanzo si apre con uno scampato annegamento. Il punto è che qui il ritorno del rimosso appare sempre più puerile e patetico, adolescenziale, perso tra un po' d'oppio e qualche erotico prurito. Il tutto poi è strettamente chiuso tra le pareti di cristallo di quello che si definisce "bel mondo": bellle donne, capitani d'industria, giovani rampanti: un mondo asfittico, per quanto possa apparire internazionale e globalizzato.
Le vite di numerosi personaggi si intrecciano davanti alla scuola della figlia di Carlo, dove quest'ultimo si è rifugiato ad attendere che il caos, creatosi non solo per la fusione in corso, evolva in un nuovo stato. Ovviamente le storie e i personaggi sono frutto della fantasia più pura, ma i sentimenti, le sensazioni sono quelli che si respirano in tutte le aziende che affrontano un processo molto delicato come una fusione. (M. Bancora su http://www.imli.com/imlog/archivi/000980.html)
Si tratta di un romanzo contemporaneo, per di più psicanalitico: psicanalisi della classe agiata, è questo il tema. Argomento da telenovela, della serie "Anche i ricchi piangono".
Bene, tutto potrebbe finire qui. E non a caso il libro (e il film) così giustificano il loro successo.
Non conosciamo le intenzioni dell'autore: forse è un vecchio pregiudizio strutturalista o forse solo un modo per tentare di far tornare il libro un oggetto da interpretare e non un prodotto da consumare (l'autore è diventato un brand).
Allora sospendiamo la stroncatura: se la psicanalisi è un'ermeneutica del sospetto forse è possibile tentare di fare un contropelo a questo libro. Forse qui è tutto vuoto perché così dev'essere; forse lo scavo nevrotico non conduce a nulla perché nulla c'è davvero. Se il rimosso che ritorna è risibile è perché i vincoli sociali del "bel mondo" non hanno nessun senso.
Il libro potrebbe essere una beffa: e lo spettatore, che cercava una qualche catarsi nella tragedia degli eroi, si trova davanti al vuoto di uno specchio.
Il libro cerca di mettere a nudo dei personaggi per dimostrare che siano nudi da sempre.
Non è molto, in effetti, per un Premio Strega.
Che lo faccia per smerciare eleganti frustrazioni per compensare le ben più volgari normalità della massa, che si compiaccia di prendere sul serio la sottile analisi psicologica o che vada letto mantenendo un dignitoso riserbo ironico, lo decida chi vorrà leggerlo.
Questa è la libertà del libero mercato, e that's all, folks...
Dispiace soltanto che un moderno romanzo psicologico trascuri la lezione che un secolo fa diede Svevo: la classe borghese non ha psicanalisi che non cada nel ridicolo, per il semplice motivo che non ha realmente anima.