lunedì 7 giugno 2010

Equilibristi #9

9.



Dallo scaffale tira giù le lettere d' amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E' festa: la tua vita è in tavola.
(D. Walcott)

Tra nuvole e lenzuola, 
non dire una parola. 
(Negramaro)



Oggi il viso del prof è un lago immobile in un limpido e gelido pomeriggio d'inverno. 
I pensieri guizzano come pesci d'argento. L'acqua ha riflessi d'oro. Ogni lago nasconde una fata. Ma sapreste riconoscere voi il confine che separa una fata da una strega? Basta guardarlo per sentire i suoi pensieri. Pensieri di ieri, visto che sono ancora caldi, come il pane uscito da poco dal forno. Da ieri non smette di pensare così.
Sorrido così perché ho conosciuto una strega. 
I miei pensieri si fermano. Tutto è calmo. Sono nel letto, avvolto dalle mie solite lenzuola e da questa ragazza che non so da dove sia arrivata; e le mie lenzuola non sono più le stesse. Appoggia la sua testa sulla mia spalla, mi avvolge con un braccio e una gamba. Tutto è fermo. E fuori splende il sole, lo sento che sbatte sulla finestra quasi chiusa. Entrano alcuni raggi di luce, miliardi di corpuscoli sono illuminati da quell'energia e alla fine di tutto, alla fine di quel raggio, c'è lei, posata su di me. Stanca. Il suo corpo è felice. E questa sua felicità mi avvolge: per un momento mi sono sentito sul punto di soffocare, e invece respiro. Respiro meglio di prima. E i miei pensieri si fermano. Il mio cuore batte. Non esistono dubbi. L'intero mio passato sembra uno di quei giochi da turisti, con il Colosseo ripieno di neve. Lontano. E in parte sbagliato. Sbagliato in un modo ridicolo, come un souvenir. Sto bene. Sono disteso e i miei muscoli tacciono, e potrei restare disteso così per sempre. 
Abbiamo fatto le capriole. Abbiamo esploso e soffiato di nuovo bolle di sapone. Un'altalena, siamo stati. E ora mi sento come se vetri e vetri, frantumi di vetri, briciole di anni e di vite, con bordi taglienti e punte acuminate, mi fossero precipitate addosso, nell'istante del rumore del vetro che si frantuma. Ma tutto, invece, è tornato al suo posto. Ogni singolo pezzo è diventato parte di un altro. I bordi taglienti si sono saldati: non possono più fare male a nessuno. Le punte aguzze sono state ingoiate dai trucioli. Tutto torna intero, liscio come una bolla. 
E io so che tutto quello che è stato, è stato solo un viaggio cieco per arrivare qui in questo momento. 
E ora so che starò qui in questo momento. 
Non sento il bisogno di cercare parole. Non devo tenerla o allontanarla in nessun modo. 
Apro gli occhi, quando li chiudo sento lei che mi respira addosso. 
Il suo cuore è di polpa tenera. 
Nel suo corpo il sugo di ogni mio desiderio. 
Io sono un animale. Lei è un animale. Siamo uniti.
Siamo insieme la luce e la polvere sotto il comodino. I suoi occhi rotondi racchiudono mondi.
Dai miei sogni fuggono sorridendo barboni con una leva e una lanterna e lunghe cinture, che mi dicevano: dammi un punto d'appoggio e solleverò il mondo. Il punto fermo.
Le divinità sorridono e scoprono di non esistere. 
E i pensieri scorrono come un fiume guizzante di trote. 
Il sole scalda il suo corpo caldo. Siamo sudati. Siamo felici. 
Noi.

Nessun commento:

Posta un commento

"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)

E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...