domenica 6 giugno 2010

Equilibristi #8

8.



La donna è uscita dalla costola dell'uomo, 
non dai suoi piedi perché debba essere pestata, 
né dalla testa per essere superiore, 
ma dal fianco per essere uguale; 
un po' più in basso del braccio per essere protetta
 e dal lato del cuore per essere amata.
(Talmud)



Continuamente ci si incontra. Ogni giorno le persone si incontrano. Si scontrano, anche. Quanti tamponamenti accadranno in una grande città? Quanti in ogni istante nel mondo? Si incontra una persona che si finge di non vedere, si incontra un vecchio vicino di casa, si scambiano saluti, ci si domanda "come va?" proprio per non dover ascoltare come vanno le cose, si sorride con le labbra, giocando coi muscoli del viso, e con gli occhi si guarda altrove, oltre, più in là. La fretta non è un bel modo per percorrere una strada che andrà comunque percorsa tutta: camminare o correre, non ha molta importanza. E gli scontri sono perdite di tempo, fastidi, scocciature. Oppure sono occasioni da non perdere, battute da scambiare, conquiste da imbastire, premi da vincere, sconti da ritirare. 
Ma non è questo l'importante. 
Ognuno di noi segue una sua strana orbita che non si riesce a vedere. Ma questo vale per tutti, ed essendo una costante possiamo trascurarla. Quello che è veramente importante è che queste orbite non sono perfette. O forse sono perfette così come sono, tuttavia si intersecano. E le intersezioni sono gli incontri; e gli incontri a volte sono scontri. E gli scontri non sono sempre scocciature. E non sono sempre l'attesa premiata del predatore silenzioso che scatta alla bisogna. A volte le orbite che si incontrano fanno come un piccolo nodo, invisibile. Due corpi in movimento improvvisamente sentono l'attrazione l'uno dell'altra: riprendetevi i libri di scienze delle medie e ripassate la legge della gravitazione universale. I due corpi si attraggono, in modo diverso. E questa forza d'attrazione entra in lotta con la forza che ci spinge sempre innanzi, e le rotte di complicano, girano su loro stesse, convergono. A volte i due corpi si scontrano e sprizzano via scintille tali da illuminare una vita intera. A volte è così che finiscono, le vite. A volte così cominciano. E a volte invece i due corpi fanno solo una strana deviazione, e poi scappano via come lanciati da una fionda, e ripartono in linea retta verso luoghi che non conoscono, serbano appena il ricordo dello snodo percorso. 
A volte, tutto si combina insieme. 
E i due corpi astratti iniziano a girare attorno ad un asse invisibile: lentamente, dapprima con una spirale, si accostano, e poi, invece di precipitare, incredibilmente trovano un nuovo equilibrio. 
Generalmente pensiamo che la creazione sia produrre qualcosa che prima non c'era. Una gallina produce un uovo; un pero, le pere; la api, il miele; uno scrittore, una storia; una mamma, il suo bimbo. Ma non è così semplice: a volte una creazione è solo questione di nuovi rapporti tra le cose che già esistono. Anzi, quasi sempre è così. La maggior parte delle cose esiste già, ma deve arrivare l'alba per cominciare a vedere.
Enrico, il professore, ha visto l'alba: è la ragazza che quando la guardi spalanchi gli occhi come appena uscito da una nuotata sott'acqua, e senti la gioia di riempirti i polmoni e di sentire il sole caldo in faccia. Si chiama Federica. La sua pelle sa di primavera, e i suoi occhi sono occhi da strega, pensa da quando l'ha vista. 
L'alba di solito arriva piano: le cose acquistano minuto dopo minuto forma e consistenza, fino a che il sole non appare ad illuminare tutto. Ma questa volta la luce è stata come uscire di corsa da un tunnel, spalancare la porta di un garage e trovarsi in un giardino. E vedere una casa come quelle dei disegni che si facevano da bambini, e accanto alla casa un albero, com'era in quei disegni: e la luce sono gli occhi scuri di una strega. Per questo hanno inventato poi i filtri d'amore, nella letteratura, pensa il prof. Per questi momenti qui. Parlarle è come scivolare su un prato umido, inevitabile. Amarla è come riconoscersi in un sogno. Prende carta e penna: la tua bellezza mi ha stregato, scrive.
Lei sorride: dentro qualcosa si riempie per la prima volta. Gli occhi si aprono un pochino di più: dopo tanto guardare, ora osserva. E' inciampata anche lei in una specie di magia. Non riesce a smettere di sorridere. Sono fidanzata, pensa. Ma pensa anche: da adesso non più. O non ancora. Perché la porcellana si è crepata facendo un suono dolcissimo, attorno a lei. E sente l'aria tiepida sulla pelle, per la prima volta. E con l'aria il suo sguardo che la divora. E si sente sdraiata nel giardino della casa che disegnava e che non ricorda più, sente il rumore delle formiche che cercano il cibo, desiderano ogni briciola, e gli uccelli che cantano, le nuvole che corrono. Prende quello stesso biglietto, lo gira, prende la penna dalle mani di Enrico, immobili; scrive il suo numero di telefono.
Esistono momenti, come nel fitto del temporale il bagliore del lampo che spaventa, momenti che cambiano quel che era e quel che sarà. 
Momenti preparati in altri momenti, tanto brevi che non hanno lasciato traccia. 
Eppure quando le rotte di una vita si incrociano davvero, annodandosi, e si mettono a girare tra loro, come è successo qui davanti ai miei occhi, e gli occhi lampeggiano e brillano come le ultime braci nella cenere, quando il corpo si scalda e rischia di infiammarsi, tutto sembra diventare più chiaro. 
E' servito l'inverno per preparare la primavera. 
La neve che è caduta non ha cancellato i peccati. 
I raggi del sole sempre più alto accorciano le ombre, scaldano la pelle, mostrano tutto con più evidenza: esistono momenti che sono preparati da sempre. 
La pelle. 
Lui le dirà: mi piacciono le capriole, facendo le bolle di sapone, nella notte, tra i lampioni.
Lei dirà: sai fare magie, tu. 
E intanto la spirale girerà e girerà, portandoli sempre più vicini. 
La pelle, sulla pelle. 
Tra tutti i sensi, la pelle è quello che non sa mentire; e non sbaglia mai.
E la pelle che sente questo nuovo sole, vuole restare nuda.
L'amore, come i disegni che fai da bambino, è soprattutto una cosa che si fa. 

Nessun commento:

Posta un commento

"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)

E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...