sabato 11 settembre 2010

L'ammazzatopi.


Cerco il tropo giusto per cantare il topo
che ha pagato cara una cagata
tra le mie posate riposate.

Della sua insistenza mi domando lo scopo
come di questa mia cantata improvvisata:
spaventare donne non sposate?

Attaccarci malattie mortali
a noi malati morali?
Rubarci, spendendo tutto il suo coraggio,
una misera crosta di formaggio?
Scaldarsi dentro un vecchio divano?
Mi domando ancora: cosa c'è di vano?

Esiste il veleno, da signora borghese,
che muore stretta nelle spese,
esiste la scopa che non coglie nel segno,
delle fughe mi sfugge il disegno;
esiste, come un cartone animato, la trappola a molla
ma veramente fatale fu solo la colla.

Non è mai detto che l'esca riesca
nel suo intento: come questo componimento:
né formaggio né salame hai apprezzato davvero
e neppure un biscotto, né spezzato né intero.

Nel silenzio della notte tu andavi 
a cercare una misera penna Barilla
che avevi rubato e scordato nella fuga.

Tu, preda del gatto come i tuoi avi,
per una pasta industriale, l'ultima stilla
di vita hai dato alla colla che asciuga.

E io, uomo elevato, scopro la preda
in te, la natura in me: la morte
è un gesto di pietà: la libertà
che ho si esaurisce nel gesto che seda.

La pasta Barilla e il topo che strilla: tale la sorte.

Sei scappato, ti sei arrampicato, hai lottato,
hai cercato, hai tentato, hai saltato, hai scalato,
hai morsicato, hai scalciato, hai...

ti sei trascinato nell'angolo buio
per morire da solo, impastato 
come oggi mi sento impastato io
negli impicci di questa vita di casa soldi lavoro.

Nella lotta i due lottatori sono pari e si corrispondono
in coraggio e dignità: solo questo permette la lotta.
Ho vinto: in casa ritorna la quiete chimica del detergente,
dell'amica ammoniaca. Non avevamo scelta, come sempre.
Io uomo libero mi scopro determinato esattamente come te.
E tu, finendo solo per sbaglio nella trappola, 
ti sei dimostrato sveglio e prudente: eri un topo
evidentemente
che aveva imparato che il formaggio non cresce sul pavimento,
né i biscotti né il salame, e questa è sempre una buona lezione.

Porto in te il tuo grido che è anche mio.

Se la morte è una faccenda di dignità,
sorcetto mio, mi hai insegnato cos'è la libertà.

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"e dico che una poesia si corregge con un'altra poesia, un corollario con un codicillo):" (E.Sanguineti)

E allora, cosa aspettate? Le parole chiamano parole...